Impossibile
non pensare a Virginia Woolf oggi, sono ottanta anni giusti dal giorno in cui,
a 59 anni compiuti da poco più di due mesi, si uccise calandosi nelle acque
gelide del fiume Ouse nel Sussex, vicino alla sua residenza di Monk’s House. I
suoi ultimi testimoni di questa realtà furono alberi e pietre.
Canto dell’albero mutilato
Eravamo
fermi sulla riva, da anni
nello
stesso posto. L’abbiamo
vista
scendere, raccogliere pietre,
l’abbiamo
vista camminare fino
al
centro dell’acqua. I sassi
gridavano,
sapevano che li
avrebbero
giudicati colpevoli,
come
siamo colpevoli noi che
non
abbiamo avuto neanche
la forza
di cercare un vento così
forte da
trascinarla indietro.
Verremo ricordati
come i suoi
ultimi testimoni,
noi che non
potevamo
gridare, vi diciamo
adesso
addio e a lei diciamo
grazie
per averci resi immortali
nel suo
ultimo sguardo terreno.
La volta
del cielo l’ha accolta mentre
questo mio
canto mutilato nasce
dalla
sua grazia e dal suo pensiero.
In tutto
il mondo sono in corso celebrazioni woolfiane, chissà se lei immaginasse l’eco
profonda e inarrestabile che i suoi libri avrebbero prodotto nei tempi futuri.
Amo
incondizionatamente ogni cosa che ha scritto a partire dal Diario di una scrittrice nell’edizione Oscar Mondadori con la sua
più celebre fotografia in copertina. Il libro era di proprietà del dottor
Gherardo P., e suo fratello Giorgio me lo prestò, una sera che eravamo a cena a
casa dell’incauto dottore che era in viaggio in Medio Oriente, forse in
Afghanistan, insieme a Il gioco delle
perle di vetro di Hermann Hesse. Per vicissitudini estranee a questa
Cronaca, i due libri rimasero in mio possesso e lo sono tutt’ora.
Amo la
scrittura di Virginia Woolf perché lei è riuscita a scrivere prosa con le
tecniche e gli strumenti della poesia. Metafore e similitudini zampillano nei
suoi scritti a ogni pagina e da questa forza immaginativa, mi sono sempre
lasciata incantare. Non voglio fermarmi a questo triste anniversario, alla sua lapide
dove è incisa la frase «Le onde si infrangevano sulla spiaggia» o «le onde si
ruppero a riva», come ha scritto Nadia Fusini nella sua nuova traduzione che
chiude il suo celebre romanzo. Voglio iniziare a pensare al 2022, quando saranno trascorsi 140
anni dalla sua nascita, voglio pensare all’incontro con Sigmund Freud, a Londra
nel 1939, quando lui le regalò un narciso per accomiatarsi e lei scrisse nel
suo diario: «Cominciato a leggere Freud ieri sera; per ampliare la
circonferenza: dare al mio cervello un più vasto raggio: renderlo obiettivo:
uscire da me stessa. E sconfiggere così il restringimento della vecchiaia»
Così, per
chiudere questa breve Cronaca 385 di domenica 28 marzo del secondo anno senza
Carnevale, vi invito a leggere anche il profilo biografico di Virginia
Woolf che ho scritto per l’Enciclopedia delle donne.
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