mercoledì 19 aprile 2023

Animula vagula blandula

Animula vagula blandula,

Hospes comesque corporis

Quae nunc abibis in loca

Pallidula, rigida, nudula,

Nec, ut soles, dabis iocos…


(Piccola anima smarrita e soave,

compagna e ospite del corpo,

ora ti appresti a scendere in luoghi

incolori, ardui e spogli,

ove non avrai più gli svaghi consueti).


Adriano

martedì 18 aprile 2023

La mente è più estesa del cielo

 


La mente è più estesa del cielo

perché mettili fianco a fianco

l’una l’altro conterrà

con facilità e tu accanto

 

La mente è più profonda del mare

perché tienili azzurro contro azzurro

l’una l’altro assorbirà

come le spugne i secchi assorbono

 

La mente ha giusto il peso di Dio

perché soppesali libbra per libbra

ed essi differiranno se differiranno

come la sillaba dal suono

 

The Brain is wider than the Sky

For put them side by side

The one the other will contain

With ease and You beside

 

The Brain is deeper than the sea

For hold them Blue to Blue

The one the other will absorb

As Sponges Buckets do

 

The Brain is just the weight of God

For Heft them Pound for Pound

And they will differ if they do

As Syllable from Sound


Emily Dickinson

Poesie

Mondadori

mercoledì 15 febbraio 2023

Come se la vita ti dicesse: eccomi qua, provaci ancora



Quelle mattine

d’inverno
alle prime ore.

Le strade ancora bagnate,
l’aria fresca,
pulita,
l’odore di croissant nelle caffetterie,
la follia,
gli uccelli…

Come se la vita ti dicesse:
eccomi qua,
provaci ancora.

Karmelo C. Iribarren
Trad. Milton Fernández

venerdì 24 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/838. Quanto sei bella Roma quando è sera

 


  

Prima di partire dall’Umbria per Roma, sono rimasta parecchio a guardare il lago Trasimeno e la bellezza del paesaggio intorno, quanto mi è mancato viaggiare in questi anni…. come a tutto il resto del mondo. Ormai faccio davvero fatica a restare seduta davanti al computer a lavorare, fare call, corsi. Via, via, via… voglio stare in giro, ascoltare la voce delle persone dal vivo, abbracciarle, fermarmi a guardare il cielo e continuare a pensare che in questa bolla di mondo che il destino ci ha riservato, possiamo fare finta di niente e vivere come se non ci fossero la guerra, la pandemia in recrudescenza, la siccità. È davvero uno scenario da pre-apocalisse, ma lo ignoro, volutamente. Raffaella mi accompagna alla stazione e poi parte per uno dei suoi molti viaggi di lavoro. Ho il tempo di fare colazione in pasticceria e fare un po’ di osservatorio antropologico, una delle mie attività preferite. Colgo frammenti di conversazione tra la barista e gli avventori, poi vado in stazione dove una pattuglia della Polizia di Stato, chiede i documenti a tutti i presenti. Finalmente è ora di partire, il viaggio per Roma non è lungo, e sui treni regionali si vede la vera Italia che viaggia, lavora, dorme, ride, ascolta musica ad alto volume. Quel che non ho calcolato è che il treno regionale arriva alla stazione Termini nell’ultimo binario, proprio fuori, fuori, e sotto un sole cocente bisogna trascinarsi sino all’uscita. Affaticata non prendo in minima considerazione l’idea di andare coi mezzi pubblici e prendo un taxi, in una coda di taxisti nervosi che temono che gli altri rubino i clienti, che pure sono tanti. Infatti, due litigano violentemente e si prendono a male parole, alla fine salgo sul mio taxi e dopo aver dato l’indirizzo della mia amica Camilla, mi immergo nella bellezza eterna della città eterna, assediata da cinghiali e rifiuti, ma non in tutti i quartieri. Quando arrivo lei e suo figlio Nico mi stanno aspettando per il pranzo. Prima mangiamo una zuppa fredda di zucca e carote, poi pomodori ripieni di riso al forno, insalata fredda di pollo, mozzarella e pomodoro. Mangiamo un poco di tutto e avanzerà abbastanza cibo per il mio pasto serale. Dopo pranzo Nico sparisce in camera sua e io e Camilla ci adagiamo sui divani paralleli del soggiorno e iniziamo a parlare di Celan, Kafka, Bachmann, di tutte le cose accadute in questi anni, dei figli cresciuti, dei libri scritti e da scrivere. Nel tardo pomeriggio Camilla e suo marito Paolo partono perché devono seguire dei lavori nella casa in campagna, che è in Umbria, non molto lontano da Piegaro, dove ero io sino a qualche ora prima. Quando loro sono partiti e sono rimasta sola in casa ho sentito forte le stesse emozioni che ho provato la prima volta che sono venuta a trovarli, un senso di casa e di famiglia, loro hanno quattro figli, e di benessere. Resto per un po’ ancora a leggere allungata sul divano, poi vado in terrazza ad ascoltare le rondini, a guardare un cielo che si tinge di rosa, ad ascoltare le voci degli avventori dei bistro e ristoranti che sono nelle numerose vie che si incrociano. Apparecchio la tavola in maniera spartana, recupero dal frigorifero il cibo avanzato dal pranzo, una bottiglia di acqua fresca e mi lascio cullare dall’atmosfera dolce e romana. Prima di andare a dormire leggo e sono gioiosa per questo venerdì 24 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 838 è lieta di essere qui con me a Roma.

giovedì 23 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/837. Impressioni di Perugia e dintorni

 


 

Impressioni di Perugia la prima volta che la visito: Medioevo, allegria, curiosità, bellezza, a misura umana. Il mattino facciamo una lunga passeggiata per le vie del centro, fermandoci a guardare le facciate dei palazzi, i cortili, le facce dei perugini, a respirare i profumi che escono dai forni e dalle pasticcerie. Dopo un pranzo rapido in una piazza attraversata da pochi turisti, torniamo a casa di Raffaella, l’editrice di Kaba Edizioni che mi ha invitato a presentare il nuovo libro di Anna Maria Farabbi La via del poco, in coedizione tra piédimosca edizioni e Al3vie, una raccolta di otto plaquette uscite negli anni che trovano insieme una nuova vita e contribuiscono a dare il senso all’opera raffinata della poetessa. Nel pomeriggio scendo in giardino, mi ronzano intorno api e farfalle, il profumo delle piante che mi circondano è intenso è persistente, mi riempio gli occhi di verde e provo una gioia creaturale perfetta. Il gatto – o gatta ? – che si è presentato alla porta ieri sera miagolando a voce altissima sino a quando non abbiamo condiviso il prosciutto crudo che stavamo mangiando insieme a un melone dolcissimo, non appena mi siedo per rileggere gli appunti e prepararmi alla presentazione che ci sarà nel tardo pomeriggio da POPOUP libri-spunti-spuntini, arriva e inizia a fare le fusa, si rotola nel prato, mi salta in braccio, mi dà tenere testate sulla guancia e poi si sdraia accanto a me. Le ore che passano sono perfette, una vita più vita, grazie alla natura nella quale sono immersa e alla presenza dell’adorabile micio. Poi arriva l’ora di tornare in città, la libreria è in uno slargo che mi ricorda un borgo ligure, c’è una fontana, le case rosa, gialle e verdi, la gente inizia ad arrivare, ci accomodiamo, beviamo acqua fresca, chiacchieriamo, poi inizia la presentazione, Anna Maria legge alcuni testi su mio invito, ha una voce molto bella e una grande capacità interpretativa. Del suo libro vorrei parlare in un post dedicato, così mi limito a copiare una poesia.

 

 

È la freccia scoccata dal dio delle origini

che affonda precisa/mente

dentro la terra vivente

della mia fronte

Sono milioni di uccelli

in uno stormo a punta

che vengono a riprodursi in me

nel brevissimo periodo del disgelo

 

 

Prima di ripartire ci fermiamo a comprare al volo due pizze, così scopro che in Umbria la quattro stagioni la fanno col prosciutto crudo e mezzo uovo sodo. Farò felice il micio, ne sono certa. La mia pizza alla fine la mangio in macchina, non tutta, e quando arriviamo a casa ecco che subito il gatto arriva a chiedere la pappa. Mangia senza esitazione il prosciutto, ma di fronte all’uovo sodo, si ferma e mi guarda, come se mi stesso dicendo “Ma davvero devo mangiare questa roba gialla e bianca?”, alla fine mangerà solo il tuorlo. Quando ha finito se ne va e mi intristisco un po’, perché non so se e quando ci rivedremo. Ecco che finisce così questo giovedì 23 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 837 afferma con decisione che l’uovo sulla quattro stagioni non ci va.

mercoledì 22 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/836. Più la giornata è intensa, più la Cronaca è pigra

 


Partire, partire, guardare il paesaggio dal treno come se fosse un viaggio lunghissimo che ci aspetta, poi fermarsi a Firenze qualche ora e prendere un regionale per l’Umbria dove un’amica ci aspetta. Arrivare a casa sua, un piccolo borgo incantato, case di pietra e una vista fenomenale sul lago Trasimeno. Una cena estiva e poi una rapida conoscenza con una gattina tutta nera, compreso nasino e vibrisse, che si è spazzolata tre fette di prosciutto e una di tacchino come se non ci fosse un domani. Gli occhi sono avidi di piccole cose, di bellezza, di novità. Tutto sembrava più bello e diverso oggi, perché era tempo che non guardavo un paesaggio così selvaggio e verde. Oggi è mercoledì 22 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 836, piccola e pigra, è inversamente proporzionale all’intensità della giornata.

martedì 21 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/835. La biblioteca è una farmacia dell’anima

 


 

Nella disordinata felicità delle letture estive mi decido a rileggere un piccolo prezioso libricino di Miro Silvera, scomparso da poco, Libroterapia. Un viaggio nel mondo infinito dei libri, perché i libri curano l’anima. In esergo c’è una famosa citazione tratta da La provincia dell’uomo. Quadermi di appunti 1942-1972 di Elias Canetti.

 

«Ci sono libri che si posseggono da vent’anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sé di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent’anni, viene un momento in cui d’improvviso quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri d’un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione. Ora sappiamo perché lo abbiamo trattato con tante cerimonie. Doveva stare a lungo vicino a noi; doveva viaggiare; doveva occupare posto; doveva essere un peso; e adesso ha raggiunto lo scopo del suo viaggio, adesso si svela, adesso illumina i vent’anni trascorsi in cui è vissuto, muto, con noi. Non potrebbe dire tanto se per tutto quel tempo non fosse rimasto muto, e solo un idiota si azzarderebbe a credere che dentro ci siano state sempre le medesime cose».

 

È proprio così, lo so per esperienza. La prima volta che ho letto Canetti avevo ventritré anni e vivevo da sola da pochi mesi. Non era usuale che una ragazza della mia generazione e della mia classe sociale facesse un simile passo, ma io ero molto orgogliosa della mia scelta e della mia affermazione di indipendenza. Lavoravo, studiavo, scrivevo, leggevo moltissimo e oltre a Canetti la grande scoperta di quel periodo fu Jung. Leggevo arrotolata sulla mia vecchia sedia a dondolo, ricordo in particolare un fine settimana di neve ed era bellissimo starsene in casa con Canetti che mi illuminava la vita. Nella mia memoria e nella mia biblioteca di Babele interiore, Jung e Canetti starano per sempre uno accanto all’altro e forse è arrivato il momento per rileggere tutto Canetti.

Ma intanto mi sono gustata il librino di Miro Silvera e i suoi consigli libresco-terapeutici e anche questa Cronaca 835 di martedì 21 giugno del terzo anno senza Carnevale continua a leggere con me.