Noi guardiamo ogni giorno il mondo intorno a noi, lo guardiamo e impariamo, fantastichiamo, immaginiamo.
Ogni giorno il mondo ci guarda e si mette in scena, nulla
sfugge alle regole dello sguardo che ci chiedono attenzione e cura.
Le
declinazioni delle nuvole e della notte
Ogni nido cerca l’albero giusto,
ogni respiro il suo cielo, ogni finestra
i suoi palazzi e scorci. Non è il caso a
governare la nostra visione, è l’alfabeto
delle immagini che abbiamo imparato,
quando le parole erano solo suoni, sono
le declinazioni dei voli in picchiata
delle rondini, e quelle imprecise delle
nuvole e della notte. Per questo
lascio che gli occhi vagabondino ancor
più dei miei passi. Perché quando
cammino nei miei mondi immaginari
sono gli occhi e guidarmi e l’eco della
tua voce.
Stare chiusi nelle case e nelle botteghe, riparati dai
sogni e dalla pioggia, consolati dai libri e dalla scrittura, come torneremo a
una vita piena di persone? Lo chiedo ai miei personaggi e le risposte sono
vaghe. Quello che abbiamo imparato di noi e del tempo, è fermo a metà di un
ponte sospeso che unisce i lembi del cielo, prima ancora di quelli della terra.
Anche se guardiamo indietro non possiamo che procedere, nel luogo da dove siamo
partiti taglieranno le corde e il futuro è l’unico luogo dove cercare una
possibile salvezza.
Per questa Cronaca 377 di sabato 20 marzo, giorno dell’Equinozio
di primavera del secondo anno senza Carnevale, ho scritto la poesia Le declinazioni delle nuvole e della notte,
che mi sta conducendo verso un lembo di cielo e la sua terra.
Nessun commento:
Posta un commento