Torno sempre sui miei passi, ripercorro gli stessi
sentieri, gli stessi pensieri e interrogativi. Oggi la città era silenziosa e
splendente, lo stesso sole e lo stesso vento di un racconto, “Domani scrivo una
lettera a Mauro” letto su una rivista a tredici anni, quando ero innamorata di
un ragazzo più grande che si chiamava, appunto, Mauro. E la protagonista e la
sua rivale si chiamavano proprio come me e la mia rivale che era Antonella. Già
vivevo almeno un terzo della mia vita nei libri che leggevo, quell’estate
scrissi un racconto che vinse un premio letterario, devo averlo già raccontato,
e decisi che da grande sarei diventata una scrittrice. Iniziai a provare quella
cieca fede nelle parole scritte e nei libri, anche se subito avrei avuto prova
che i libri mentono anche quando dicono la verità, che ogni storia è una
menzogna. Avrei dovuto imparare che anche la menzogna diventa vera quando è
scritta e io posso andare a leggerla ogni qual volta ne sentirò il bisogno. La mia
compagna di classe Antonella strappò dal mio diario le pagine dove avevo
incollato il racconto e riuscì a “mettersi insieme” a quello spericolato ragazzo
che di anni ne aveva diciannove e non avrebbe dovuto mettersi con una
ragazzina. Antonella non perdeva occasione di sbattermi in faccia la sua
conquista, ma io non le badavo. Al Mauro reale avevo sovrapposto il ragazzo del
racconto, chi se ne importava di loro due?
Con gli anni ho via via sottratto tempo alla lettura per
scrivere e mi manca quel tempo da lettrice assoluta e spensierata dove potevo
ricominciare un libro che mi era piaciuto non appena lo avevo finito. Ho scoperto
poi che leggere due volte di fila lo stesso libro, è il modo migliore per
memorizzarlo. Ogni tanto lo faccio ancora, ma il tempo è così poco…
L’isola
che ci ha salvato
Onde, come onde sulla stessa
spiaggia, i ricordi sono quello
che resta dopo il movimento:
una stella marina, una conchiglia
vuota, un’impronta svanita, quel
sasso che hai gettato, il ramo
venuto da lontano, una pigna
ancora verde che ci racconta del
vento che ha soffiato dalle montagne.
Questa è la verità della memoria:
essere il lento naufragio della nostra
vita e al contempo l’isola che
ci ha salvato.
Non so cosa ne sia stato di quella compagna di scuola, né
del bel Mauro che faceva innamorare tutte le ragazze. Ma importa? No, importa
che da qualche parte, nella mia immaginazione e nella mia memoria, ci sia
ancora quella giornata di vento e sole di cui avevo letto e di cui, ora, ho
anche scritto, qui nella mia isola che sfida tempeste e naufragi anche con questa
Cronaca 373 di martedì 16 marzo del secondo anno senza Carnevale e con la sua
poesia inedita L’isola che ci ha salvato.
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