venerdì 5 marzo 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/362: c’è sempre una storia da raccontare e un canto misterioso che ci chiama dal legno

  


Non potendo coltivare nel mio sguardo i paesaggi che mi sono cari, se non quelli cittadini della città semi-silenziosa, coltivo con accanita passione il mio paesaggio interiore che vado raccontando da quasi un anno in queste Cronache.

Ho scelto le Montagne della Nebbia, l’Altipiano della Luna, la Casa delle Parole, quella delle Stelle e delle Tre Sorelle. Abitanti probabili e improbabili, amici, scrittori e poeti, vivi e morti, vanno e vengono tra questa ed altre realtà. Mi fanno compagnia, mi rallegrano, mi arricchiscono. Memorie reali e fittizie si mescolano, analisi sociologiche e antropologiche si mescolano con quelle psicologiche. E tutti questi movimenti sono intessuti dalla poesia. Non ho ancora contato quante poesie ho scritto in quest’ultimo anno, ma non sono poche. La poesia contiene e dà forma e immagini a tutto ciò che ho amato e che amo.

 

 

A cosa serve uno scrittoio da viaggio

 

È solo un vecchio scrigno

intarsiato, di legno antico

che qualcuno ha portato,

almeno cent’anni fa dalle

nebbie d’Inghilterra a quelle

del lago. Tenuto sulle ginocchia

traballanti in carrozza o su un

vecchio tavolino, quello scrittoio

da viaggio mi ricorda che c’è

sempre una storia da raccontare.

E dove la storia non arriva, cioè

quasi sempre, è la poesia a dare

senso ai mondi e al tempo. Non

senti quel canto che arriva dallo

scrigno ancora chiuso?

 

Oggi, venerdì 5 marzo cerco i fili di questa bizzarra tessitura che sono le Cronache dagli anni senza Carnevale. Tiro un filo a caso e vedo dove mi porterà. Questa Cronaca 362 è frutto di una rilettura di ciò che ho scritto e dei segni che mi ha mandato quel mio antico scrittoio da viaggio, acquistato oltre trent’anni fa sull’isola di San Giulio, cuore del lago d’Orta.

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