Continuo a fidarmi delle ombre, io che sono un’adoratrice
della luce, ho imparato che è l’ombra a dare forma al nostro pensiero. Noi, la
luce, una superficie di atterraggio ed ecco che l’ombra si manifesta e svela
una realtà diversa, dove conta la forma e non il colore.
L’ombra è luce nera, non rifratta, se anche pensiamo di
essere noi i veri agenti di questo movimento, è la luce che ci dona sia i
colori che l’ombra. Senza luce vagheremmo come i pesci mostruosi delle
profondità marine. Senza occhi, solo bocca e respirazione, solo cibo, solo l’atto
del mangiare per conoscere il mondo.
Anche i bambini piccoli imparano a conoscere il mondo
attraverso la bocca e il senso del gusto e presto imparano che non tutto può
essere imparato attraverso la bocca.
In questo primo anno di pandemia e di confinamento i
nostri sensi sono stati messi a dura prova, certo, camminiamo, guardiamo il
cielo, ascoltiamo e respiriamo il mare, abbiamo cura di piante e fiori. Ma più
le cose sono interdette, più le desideriamo, l’ho imparato presto anch’io.
Quello che davvero vorrei in questo momento, è prendere
la macchina, una tenda e partire verso la Francia o verso il nord Europa, come
ho fatto tante volte da ragazza. Partire con una mappa cartacea, segnare i
luoghi da visitare dopo avere letto la guida Michelin e andare. Andare con in
mente solo una vaghissima idea della meta, non sapere chi avremmo conosciuto,
quali cibi mangiato e sotto quale cielo dormito. Questo è per me un bel modo
per scoprire il mondo e l’ho fatto più volte in giro per l’Europa, negli USA e
in Medio Oriente. Mi mancano ancora tante mete da raggiungere.
L’anno scorso avevo previsto di visitare Mosca e San
Pietroburgo e poi le isole di Cefalonia e Itaca in estate e New York in
autunno. Come per tutto il resto dell’umanità, i viaggi sono rimasti desideri e
io continuo a fantasticare su come sarà andarci un giorno.
Così, mentre ascolto il chioccolio dell’acqua nella
fontana in fondo al giardino, immagino di prendere un traghetto per andare sull’altra
riva. Altra riva di cosa ancora non lo so, ma un’altra riva da raggiungere c’è
sempre.
Perdere
il luogo dove non saremo mai stati
La verità del fiume è che
non possiamo stare nello
stesso momento nell’acqua,
sulla riva sinistra o su quella
opposta. Sono tre spazi e noi
possiamo stare solo in uno e
muoverci seguendo la corrente
da un angolo all’altro, sempre
pronti a perdere il luogo dove
non saremo mai più o dove non
saremo mai stati. La saggezza
dell’acqua sta tutta qui, ci mostra
il movimento e la direzione, a
noi scegliere se nuotare, salire
su una barca o stare a riva
sdraiati a guardarla passare o
guardare il cielo, un altro modo
di essere umani e sognatori.
Lo sanno le nuvole che non si
trasformano in pioggia, lo sa
l’acqua che riposa in cielo e si
prepara alla caduta. E noi,
che caduti lo siamo già, aspettiamo
e aspettiamo anche quando non
sappiamo bene cosa.
Così saluto questo mercoledì 3 marzo del secondo anno
senza Carnevale, con una poesia inedita, scritta per questa Cronaca 360 e i
viaggi che farò, vivi tra lo sguardo e il cuore.
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