Sono tornata a casa con un ricco bottino stasera: un sasso bianco e una foglia sempreverde di alloro. Quando passeggio nella città silenziosa, nelle vie del mio quartiere, è sempre difficile trovare frammenti di mondo interessanti, ma qui nel giardino ai piedi delle Montagne della Nebbia è talmente facile che scelgo con cura, rinuncio ai pezzi più belli con la promessa di tornare a prenderli durante una nuova passeggiata.
La foglia era ancora attaccata al suo cespuglio, lungo la
recinzione occidentale del giardino e l’alloro ha ridacchiato quando ho
staccato la foglia.
Il sasso, invece, l’ho trovato sulla riva del ruscello
che attraversa il bosco e che, d’estate, è uno dei miei rifugi preferiti. Avevo
già parlato numerose volte con il sasso bianco e avevo ascoltato la sapienza
antica diffondersi intorno e raccontare vecchie storie a chi si fermava.
La
pietra bianca e i sognatori
Era un uomo non molto
giovane, arrivò correndo e
si tuffò nelle acque verdi
come se le anime dell’inferno
lo stessero inseguendo. Cadde
e non si rialzò, se non dopo
istanti lunghi come le primavere
che lo avevano aspettato. Gridò
quando emerse da quelle acque
e implorò, implorò di avere indietro
il suo corpo, implorò di potersi
materializzare in questo mondo
una volta almeno, una volta ancora.
Era spaventato il fauno dalle
sembianze umane, spaventato al
punto che non sapeva di esserci
riuscito ad avere ancora quel corpo
che aveva amato. Quando si addormentò
al sole, caddero i frutti rossi dai rami
e bisbigliarono le foglie. Le giovani
ninfe vennero ad ammirare quella
bellezza che respirava al ritmo del
vento e la più ardita tra loro gli si
lasciò cadere accanto e si
addormentò con lui. Le altre
capirono di doverli lasciar stare
e i due innamorati dormono
ancora accanto al ruscello verde
e io, la pietra bianca, sono custode
del loro sonno e raccolgo i sogni
che maturano come i frutti e li
custodisco per chi vuole ascoltarli.
Vi starete chiedendo perché ho portato con me la pietra
bianca e perché ho fatto un simile gesto che lascia indifesi gli addormentati.
Me lo ha chiesto la pietra stessa e staremo insieme solo
per un giorno, loro si sveglieranno e potranno attraversare il bosco, scegliere
se restare in questa dimensione insieme, conoscersi con occhi umani, perché solo
in sogno si sono incontrati.
Domani, quando torneremo sulle rive del ruscello,
rimetterò la pietra bianca dove l’ho trovata. Se i sognatori saranno tornati,
ricominceranno a mostrarle i sogni, se saranno ancora nel bosco, saranno i fili
d’erba a sussurrare nuove storie che arrivano dai luoghi umani.
Storie che sono sempre le stesse, millennio dopo
millennio, ma non sono mai uguali.
Questa è la Cronaca 329 di domenica 31 gennaio del
secondo anno senza Carnevale. La pietra
bianca e i sognatori, poesia fiabesca, l’ho scritta con la vera pietra
bianca accanto a me sullo scrittoio.
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