È inverno, fa freddo, la giornata è stata lunga, forse
siamo usciti di casa quando era buio e ora è di nuovo buio ed è quasi ora di
cena. Che sollievo essere a casa!
È estate, fuori si soffoca, quando entriamo in casa le
mura spesse hanno tenuto l’ambiente fresco, è bello essere a casa!
Tra le molteplici cose che la pandemia ci ha sottratto,
c’è anche il piacere del ritornare a casa dopo una intensa giornata di lavoro.
Un altro piacere che è venuto meno, ma questo è purtroppo
anche un beneficio, è avere lasciato che l’attività lavorativa entrasse nelle
nostre case e ci costringesse a cambiare le abitudini.
Certo, milioni di persone nel mondo hanno smesso di
viaggiare stipate sui mezzi pubblici e risparmiano le ore del tragitto
quotidiano.
Ma l’ufficio manca, manca a moltissime persone, con i
suoi riti, il caffè, la passeggiata. Ecco, penso che quello che ci vorrebbe
adesso, sarebbe avere in ogni quartiere della città un luogo di lavoro
condiviso, un luogo dove poter andare a piedi a lavorare in massimo mezz’ora.
Quanto ne gioverebbero i quartieri e le città? Quanto l’economia locale?
Intanto che scrivo i miei sogni socio-lavorativi, i
passanti per strada sono andati via via scemando. Nel tardo pomeriggio c’era
gente ovunque, soprattutto gruppi di adolescenti e giovani che chiacchieravano,
fumavano e bevevano per. Ho letto poco fa che Israele ha un piano di
vaccinazioni anche per gli adolescenti. Avere la ragionevole certezza che gli
adolescenti e i giovani non siano inconsapevoli vettori del contagio, può
contribuire a liberare le loro energie represse e a rimettere in moto la vita.
Intanto, i piani vaccinali dalle nostre parti, nella
vecchia Europa, vanno a rilento e i ritardi nella consegna dei vaccini ci hanno
già fatto posticipare di un mese le vaccinazioni agli over 80. A oggi
pomeriggio in Italia sono state vaccinate, secondo il report ufficiale del
Governo 1.370.449 concittadini in un mese. Lo scorso mese di agosto la
popolazione stimata era di 59.991.186 abitanti. L’aritmetica ci dice che di
questo passo, ci vorranno circa 44 mesi a vaccinare tutti, senza contare le
seconde vaccinazioni. Forse sto sbagliano nel fare questi elementari conteggi, ma
è impossibile non cercare di capire. Bisognerebbe fare ragionamenti tra le
classi di età, gli ammalati e i luoghi di contagio per fare un piano efficace
di vaccinazioni. Continuo a scrivere di cose di cui so poco, ma stasera mi è
presa questa piccola furia statistica che, insieme a quella sociologica, mi
porta a fare ragionamenti impoetici e anche un po’ noiosi.
Anche se tutto è partito da un piccolo piacere perduto,
il ritornare a casa la sera e godere del tepore delle nostre mura, degli
oggetti significativi, della presenza dei nostri cari che sostituisce la
lontananza della giornata che si sta chiudendo.
Quando
mio padre tornava a casa
Apri la porta, i bambini già
ti corrono incontro, la fatica
del mondo resta chiusa fuori.
Sorridi e li prendi in braccio,
loro ridono e iniziano a
parlare tutti insieme, perché
vogliono raccontarti come
è stata la mattina a scuola.
Sorridi, perché la vita è anche
questo piccolo piacere che
scivola tra le pieghe del quotidiano
e l’amore è appeso al tuo
collo, la gioia è arrivata così.
Oggi è domenica 24 gennaio del secondo anno senza
Carnevale e questa è la Cronaca 322 dove un ricordo di mio padre che tornava a
casa dal lavoro, è diventata una piccola poesia.
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