L’uomo corre, grida, si addormenta e sogna. La fanciulla
è seduta accanto a sua madre, ma sente il grido e fugge, fugge via. Per andare
dove? Per seguire quale richiamo tra le parole sconnesse che lui ha
pronunciato?
Così arriva sulle rive silenziose la fanciulla che ha
compreso il grido, vede l’uomo addormentato e gli si adagia accanto.
Il
canto della ninfa dormiente
Tutti vedranno il nostro sonno e
penseranno che ti ho seguito a
causa di una tua malia. Invece,
invece, mio signore delle pietre,
ho solo riconosciuto il luogo dove
sei andato, perché l’ho visto in
sogno e tu pure eri lì già in sogno
e addormentato. Sembrerà al
mondo che io pure stia dormendo,
ma le tue grida mi hanno svegliata
e portata in quella dimensione che
solo con te potrò esplorare. Tocco
la pietra bianca e sorrido. Lei arriverà
a raccoglierla e ci terrà nelle sue mani
a coppa, come si fa con un uccellino
da proteggere o quando la sete ci
sconvolge a tal punto da avere bisogno
solo di acqua fresca e delle nostre
mani. Dormi ora, dormi fanciulla e
aspetta, ci sarà un risveglio in un
giorno qualunque e insieme tornerete
dalla madre che ancora tesse e fila.
Mentre la pietra raccoglie il vostro
canto e spezza l’attesa con i piccoli
frutti rossi che si palesano sui rami,
come se la primavera fosse solo un altro
sogno da chiamare ad alta voce.
Sono tornata in riva al ruscello, oggi pomeriggio, e ho
ascoltato la pietra dire la sua nuova storia. Dormono, dormono ancora i due
innamorati e la pietra veglierà il loro sonno e io veglierò la pietra. E questa
Cronaca veglierà la Poesia e la Poesia sarà la custode, la prescelta, la predestinata.
Non scegliamo la pietra, è la pietra che sceglie noi. Così
come non scegliamo le storie, ma sono le storie che accadono a chi saprà
raccontarle.
Questa è la Cronaca 330 di lunedì primo febbraio del
secondo anno senza Carnevale. Il canto
della ninfa dormiente è una poesia inedita che ho ascoltato in riva alle
acque smeraldine che mi chiedono di tornare anche domani.
Nessun commento:
Posta un commento