È silenziosa questa casa e confortevole, profuma di arance e mandarini, di incenso verde e di legna bruciata nel camino. È ordinata questa casa e con la sua solida presenza dà ordine al mondo.
L’architettura della prosa ha un ordine logico che è
possibile smontare e rimontare. Scegliere la voce narrante, il punto di vista,
il narratore, la prima o la terza persona, il tempo presente o l’imperfetto, il
destinatario del racconto, la struttura in capitoli, paragrafi e scene. L’ordine
del tempo è stabilito dallo scrittore, così come i personaggi, i loro nomi e le
biografie.
A questo proposito è interessante leggere come procedeva
Irène Némirovsky che “ha spiegato spesso che, prima di iniziare a scrivere,
riempiva interi quaderni di dati biografici su ogni singolo personaggio - la
fase che lei definiva la «vita anteriore del romanzo». Poi rileggeva,
censurando e commentando, ed esprimendo appassionanti riflessioni sul suo
mestiere di scrittrice”.
La struttura narrativa si può scomporre e ricreare e ogni
storia ha un ingresso, altre stanze, una cantina, un tetto e molte, molte
finestre. Vediamo come ne scrive Alice Munro:
“Una storia non è come una strada da seguire... una
storia è più come una casa. Entri e rimani lì per un po', vai avanti e indietro
e ti fermi dove ti piace e scopri come la camera e i corridoi sono in relazione
tra loro, come il mondo esterno cambia per essere visto da queste finestre. E
tu, il visitatore, il lettore, cambi proprio per lo stare in questo spazio
chiuso, che può essere ampio e semplice o pieno di curve tortuose, scarsamente
o riccamente arredato. Puoi tornare indietro ancora e ancora, e la casa, la
storia, contiene sempre più di quello che hai visto l'ultima volta”.
Torniamo adesso all’immagine dell’uomo in fiamme che
attraverso il titola di questa Cronaca. È stata la poetessa Anne Carson a
dichiarare durante un’intervista del 30 ottobre 2016 al quotidiano The
Guardian a dare la sua personale definizione di poesia: “If prose is a
house, poetry is a man on fire running quite fast through it. Se la
prosa è una casa, la poesia è un uomo in fiamme che la attraversa correndo”.
Un uomo in fiamme in questa citazione, una donna in
fiamme e un uomo solo all’Hotel Supramonte di Fabrizio De André, un Ritratto
della giovane in fiamme nell’omonimo film della regista Céline Sciamma. E
ancora “se io fossi fuoco, brucerei il mondo” di Cecco Angiolieri e “viver
ardendo e non sentire il male” di Gaspara Stampa.
Tutte queste immagini risplendono tra le fiamme del
camino e io sento che la poesia è davvero questo fuoco che arde ma non brucia,
che corre attraversando la casa del nostro essere e ci mostra con la rapidità
che le è propria, quanto la sua genesi sia al contempo opera della folgore e
opera della brace.
Sì perché la poesia arriva da una folgorazione e ci consuma
in un istante e ci arriva dal calore di un fuoco riacceso ogni mattina dopo la
quiete della notte. Ma l’uomo in fiamme non può fermarsi, deve correre per
consegnarci l’urgenza della poesia e affermare ogni giorno che la casa c’è
ancora, che l’abbiamo costruita e che l’abitiamo anche quando siamo nel mondo
dei sogni, notte dopo notte.
Come saranno ricordati questi giorni
Custodisci queste ore brevi che
si affacciano sul mattino e si
rallegrano di essere arrivate là
dove approdano i resti del
naufragio notturno.
Custodisci la fiamma chiara
di questo giorno che si eleva
contro il cielo e risponde con
una risata al tuo richiamo, alla
tua voce che nessuno conosce.
Custodisci il silenzio della neve e
gioisci di ogni caduta e di ogni
riparo. Torneranno la luce e
il fuoco dove ora dimorano
ombra e cenere.
Custodisci il segreto delle
mie parole e falle tonde per
i giorni di tempesta, così che
l’acqua scivoli e falle lisce
per i giorni di sole, così che
il piede non si ferisca.
Sii testimone e amico
di questi giorni che
il futuro dirà come se
fossero un unico, infinito
giorno di tristezza e dolore.
La Cronaca 308 è figlia di domenica 10 gennaio del
secondo anno senza Carnevale. La poesia Come saranno ricordati questi giorni
è inedita e l’ho scritta oggi, nel corso di una giornata d’inverno, uguale e
diversa da ogni giornata d’inverno. Di seguito l’originale della citazione di
Alice Munro, frammento dell'introduzione alle Selected Stories riportata
da Maria Popova nel suo bellissimo sito brainpickings.
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