Anche le pietre hanno iniziato a camminare, sono
incolonnate ai bordi del marciapiede e si muovono come le piccole formiche in
un’ordinata fila indiana. È una strana visione che accompagna il risveglio
questa mattina molto presto. Adesso non so se è stato solo un sogno o davvero
le pietre camminavano. So soltanto che man mano che lasciavano libere le vie,
il mare si avventurava e allargava sino alle mie finestre.
Un mare prima quasi immobile e grigio, poi, via via che
si alzava il livello, increspato da piccole onde e azzurro come il mare che ho
respirato e veduto ieri.
La città è zona rossa ma non più silenziosa, per questo sono
tornata nella Casa delle Parole dove gli abitanti fissi mi hanno salutato con
grande allegria, ma subito sono tornati alle loro faccende. Così sono scesa in
giardino a passeggiare sino alla fontana, ad ascoltare la voce dell’acqua che
tanto mi rasserena. Nonostante il freddo ho portato con me la nuova edizione del
libro di Laura Boella Cuori pensanti e ho letto il capitolo dedicato a
Etty Hillesum e al suo desiderio di diventare una scrittrice. Le parole della
Hillesum risuonano in me sempre come la prima volta che lessi il suo Diario
nel novembre del 1985.
Stare all’aria aperta, camminare, respirare. Nonostante il
freddo è bello, così in giardino, dove sono da sola, levo la mascherina e gli
odori del mondo mi fanno quasi vacillare perché non sono più abituata.
Mi incammino poi verso il mare a passo veloce, ma non
arrivo sino alla spiaggia, preferisco guardare da lontano oggi, e continuare a
sforzare memoria e immaginazione. Il mare è una striscia di argento e di
azzurro e l’orizzonte una linea fluida tra la terra e il cielo.
Torno sui miei passi per arrivare ai piedi delle Montagne
della Luna. La sorgente dove mi fermo d’estate gorgoglia e l’acqua scorre compiendo
l’opera cui è chiamata ogni giorno. A volte mi sembra di sentire il canto degli
uccellini, ma so che dormono, come dorme tutta la terra, in attesa che qualcosa
accada, che i vaccini funzionino, che le persone non si ammalino gravemente. Con
l’attuale velocità di vaccinazione ci vorranno due anni per vaccinare il 75%
degli italiani di età superiore ai 15 anni. Forse devo continuare a sperare con
tutta l’energia che ho, che il virus sparisca, come fece la Spagnola 102 anni
fa. Non è impossibile, è improbabile, non impossibile. Per questo bisogna fare e
pensare con la stessa lucidità di Etty Hillesum. Vivere ogni singolo istante
del presente e pensare a come potrebbe essere il futuro.
Nonostante abbia con me il quaderno delle poesie, questa
sera preferisco chiudere questa Cronaca 303 con una poesia che amo molto e che
sembra scritta proprio oggi, martedì 5 gennaio del secondo anno senza Carnevale.
Giornata d’inverno
Cosa vuole questa luce strana?
Il giorno è sotto stelle bianche.
E i sogni germogliano sotto la luna.
La montagna ha parole racchiuse dentro di sé
ma il petto è rigido e la barba gelata.
Il fiume risponde con brevi riflessi, si apre per un attimo breve,
e i pini offrono un po’ di resina.
Il regalo scuote la neve
e il cavallo freme con il muso coperto di brina.
La legna spreme fuori una crosta di grasso gelato,
e il ghiaccio divora il taglio della scure.
Ma ora la vetta manda in mille pezzi il disco del sole, torce
il suo sguardo furtivo verso un mondo lontano.
Gli alti abeti candele sulle creste dei monti si spengono,
e gli alberi si acquietano nel bosco per la notte.
Il fiume sospira nella gola, condensa in ghiaccio la nostalgia di mare,
e le pietre dormono sotto la neve con sogni verdi nel cuore.
La poesia è di Olav H. Hauge, La
terra azzurra, traduzione di Fulvio Ferrari, Crocetti editore 2008, e dà
anche il titolo alla Cronaca.
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