Non ci pensiamo quasi mai, non pensiamo mai al silenzio
che è il sostegno di ogni voce e di ogni suono.
Ci penso quando guardo il cielo notturno, lontano dalla
città che era silenziosa, nell’incanto delle mie Montagne della Nebbia, dove le
stelle sembra che si sporgano a guardare verso di noi.
Ci pensavo questa mattina, quando guardavo le sagome nere
dei rami spogli allungarsi verso il cielo ancora bianco. Fa troppo freddo perché
nevichi e sono bastati pochi refoli di un vento sottile a far uscire, per
qualche istante, uno sprazzo d’azzurro.
Il silenzio sta anche nelle cose, non solo nell’aria, e
dargli una forma, contribuire alla creazione quotidiana della sua architettura,
è un compito cui non possiamo sottrarci.
Sono silenziosi gli alberi sino a quando non arrivano
pioggia e vento. Sono silenziose le strade solo quando noi umani dormiamo.
Sono silenziose le parole, come rondini nel nido, se non
siamo noi a chiamarle e quando arrivano incidono l’aria, la spostano. Così come
mutano in maniera indelebile tutto lo spazio bianco della pagina. Le parole non
vincono mai perché il bianco del silenzio continua a circondarle, ne è la
cornice e il sostegno.
Cos’altro sostiene il silenzio se non le parole scritte e
pronunciate? I rami dell’albero oscillano e il cielo invernale restituisce un
alfabeto dei ricordi che ci permetterà di leggere tra i molti segni proprio
quelli giusti per riportare alla luce memorie antiche.
Ascolto la pioggia cadere e il silenzio si veste di gocce
che cadono, inseguendosi l’un l’altra, amando la caduta.
Ascolto la neve che è silenziosa e canta con le forme
tutte diverse di ciascun fiocco. È un silenzio contagioso quello della neve, perché
tutta la città se ne ammanta.
Ascoltare il silenzio della notte significa insonnia,
significa vivere una dimensione spazio temporale da cui la nostra natura ci
difende da sempre. Dover lavorare di notte stravolge il ritmo della vita e ci
sposta in circuiti di senso dove domina la fatica.
Ascoltare la calma di vento, soprattutto dopo una
tempesta, pacifica gli animi più irrequieti e lascia che voci più quiete si
mostrino nell’orizzonte del nostro sguardo.
Vento e voce si inseguono per dare forma al mondo e la
musica è l’unica sovrana di quel regno silenzioso cui noi accediamo in punta di
piedi.
Nel convento di Colorno, dove risiedono i poeti che sono
passati a visitarci, il silenzio è vivo e conforta il pensiero e la poesia.
Sa fermarsi, la poesia, di fronte a un silenzio sovrumano
e sa inchinarsi e naufragare così come richiesto dal sommo poeta.
Poesia e silenzio sono compagni di viaggio molto
particolari, dipendono entrambi da una voce umana che sanno, però, dominare.
Per questo la poesia mi parla quando taccio e mi ascolta quando
parlo. E il silenzio?
Il silenzio ascolta e ascolta. Le nostre voci lo
scontornano, l’alba lo cesella e lo dona ai monaci prima del canto, il sole a
picco del mezzogiorno lo fa schiantare sulle pietre e la dolce notte che arriva,
gli apre le braccia come un’amante ritrovata.
Ho molto bisogno di silenzio in questo nuovo anno senza
Carnevale, ho bisogno di quel silenzio che precede la poesia.
Questa è la Cronaca 307 e oggi è sabato 9 gennaio del
secondo anno senza Carnevale.
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