Quando girovago per la città invernale, nelle albe rosate
di questi giorni, all’inizio mi sembra che tutto sia silenzioso e intatto. Poi mi
metto ad ascoltare e tacciono, così, anche i pensieri.
Le voci del mondo
Ci sono cose che scricchiolano: il ghiaccio,
le foglie secche, il legno quando li
calpestiamo anche se siamo delicati.
Ci sono cose che gemono: le finestre quando
il vento urla, il ghiaccio quando si scioglie,
le sirene quando la nebbia sale.
Ci sono cose che tacciono: il mare dopo
la tempesta, i libri quando abbiamo finito
di leggere, la matita dopo l’ultimo disegno.
Ci sono cose che non hanno voce: la rosa
silenziosa fiorita in fondo al giardino, tutto
l’azzurro che scontorna il cielo, le nuvole
che non abbiamo chiamato ma che sanno
sempre quando arrivare.
Queste le voci del mondo, queste le voci
del mondo che si prestano a essere parola,
scritta e mai pronunciata.
Quanto vale quest’aria fredda e invitante? Quanto mi
libera e attraversa i pensieri? Vado leggera per le strade e lascio frammenti d’ombra
negli angoli, li ritroverò al ritorno e li raccoglierò per farne un piccolo
mosaico.
Forse, domani, arriveranno i colori
Se prendo un angolo d’azzurro nel
cielo e lo accosto a un frammento
azzurro, un ricordo del mare, ecco
che avrò dato un senso a questo
chiaro mattino. Se strappo alla
nuvola il bianco vapore e lo
intreccio con il gelo del davanzale,
sarà pronta la tovaglia per imbandire
questa tavola del mondo, così
povera in questi giorni. Se rubo
il verde ai pini che aspettano
pazienti il ritorno della primavera,
se accosto il verde di una mattina
estiva, ecco che la ciotola sarà
colma e il respiro più fermo.
Se rubo il fuoco al fuoco stesso,
se rubo il rosso del melograno,
se copio la tinta precisa del pettirosso,
avrò abbastanza tonalità per scrivere
d’amore, l’amore rosso e gioioso che
danza nelle fiamme e tra le nostre
mani. Altri colori attendono un furto,
un prestito o un dono, arriveranno,
arriveranno, forse, domani.
Gelo, poca gente in giro, la casa nella città silenziosa
mi dice di andare. Parto con la solita valigia piena di libri e nella Casa
delle Parole so che tutti aspettano il mio ritorno.
Oggi è lunedì 18 gennaio del secondo anno senza Carnevale
e questa è la Cronaca 316, intessuta delle due poesie inedite che ho scritto
tra la finestra e il tavolo della cucina.
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