Le strade della nostalgia sono affollate di questi tempi
ancor più del solito. Così come lo sono le strade del desiderio.
La condizione comune a questi sentimenti è una, resa
ancor più viva dallo spirito del tempo che stiamo vivendo.
La parola lontananza, che dice questa unione, è una
parola dal suono ondulato, che rimbalza sulla nostra anima e ci spinge a
proseguire, a ritornare dove siamo già stati, seguendo la nostalgia, o ad
andare verso i luoghi, le persone e le cose sconosciuti che hanno suscitato il
nostro desiderio.
Le etimologie di nostalgia e desiderio sono diventate di
conoscenza comune: nostos algos, desiderio doloroso e acuto di un
ritorno, acuta mancanza delle stelle, de siderium.
Per poter ritornare i nostri avi dovevano seguire una via
tracciata dalle stelle, viveva nel cielo il cammino sicuro per il ritorno a
casa. È bello pensare che nel cielo vi sia la mappa terrestre delle nostre
nostalgie e dei nostri desideri.
La lontananza scorre avanti e indietro tra cielo e terra,
tra anima e memoria. La lontananza è la distanza nel tempo e nello spazio
abitati dai nostri sentimenti di nostalgia e desiderio.
Così guardo il cielo anche se è ancora giorno e intravedo
le costellazioni che si preparano ad affacciarsi sulla terra. Nessuna stella da
sola ha un significato compiuto, sono le costellazioni a raccontarci storie e
miti, sono simboli di un altro tempo e di un altro spazio, perché nel nostro
cieco andare avanti nell’universo, anche le stelle si allontanano e mutano
forma.
Il vento d’Occidente e il canto silenzioso
dell’ultima rosa
Come potrò trovarti se anche
le stelle ci allontanano? Seguo
il profumo della nostra rosa che
odora ancora nelle tue mani e
sillaba l’alfabeto della lontananza.
Così ascolto il canto silenzioso
della rosa tardiva. Quella che
il tempo ha fatto crescere nel
nostro giardino e so che tu la
custodirai sino al giorno del
mio arrivo. Intanto ripeto quelle
parole che il vento d’Occidente
mi porta e l’eco della tua risata
è profondo come il letto del fiume
dove ci siamo bagnati nei sogni
estivi, verdi e gioiosi. Qui aspetto,
dove la lontananza è forma del
desiderio, dove è
sostanza della
nostalgia, qui dove tu vivi e respiri
in ogni mia parola.
Il sentimento d’amore è quello che più di ogni altro vive
le strade di nostalgia e desiderio. Amore che patisce la lontananza e la colma
di parole e doni, di aggettivi e superlativi, di tenerezza e fuoco. Non manca
mail il fuoco quando scriviamo d’amore, lettere e poesie soprattutto.
Lo scrittore francese del XVII secolo Roger de
Bussy-Rabutin, militare e letterato, ci ha consegnato una famosa citazione,
reperibile in Rete, che ben dice lo stretto legame tra amore e fuoco, lontananza
e vento: "La lontananza fa all'amore quello che il vento fa al fuoco:
spegne il piccolo, scatena il grande".
Nel vuoto della lontananza possiamo popolare il nostro
teatro interiore di immagini e ricordi senza che la realtà possa farci
irruzione e ridurre in mera quotidianità ciò che di sublime c’è nell’amore.
Ora, la condizione cui siamo costretti in quest’epoca di
pandemia è rischio quotidiano di perdere la dimensione poetica della
lontananza, della nostalgia e del desiderio.
Ora più che mai la poesia può nutrire i nostri sentimenti
e non farci sentire soli e perduti. Per questo, proprio per questo, continuo
ogni giorno a scrivere le mie Cronache.
Questa è la 314, figlia di sabato 16 gennaio del secondo
anno senza Carnevale. La poesia inedita Il vento d’Occidente e il canto
silenzioso dell’ultima rosa, l’ho scritta questo pomeriggio scrutando il
cielo bianco e i rami spogli del mio albero bellissimo.
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