Il
profumo della menta selvatica sale dal giardino notturno, adesso che abbiamo
appena innaffiato le aiuole. Il caldo della giornata si è disperso sia dalla
superfice della terra che nell’aria e il canto dei grilli sovrasta il silenzio.
Allora spengo le luci della veranda e possiamo andare a stenderci sulle sedie a
sdraio, prima che l’umidità della notte le renda impraticabili. Guardiamo il
cielo immenso, le costellazioni, l’intera via lattea che ruota. So che se fossimo
in cima alle nostre Montagne della Nebbia vedremmo le luci delle città costiere
brillare sull’altro lato del Golfo e una colonna di fuoco levarsi verso le
stelle. Non si sente il rombo del vulcano quaggiù, ma la sua presenza è
costante, un’ombra che non abbandona mail il profilo delle Montagne. Potremmo
cantare il fuoco, potremmo evocare la luna e implorare il vento di unirsi al
nostro canto, ma queste ultime giornate estive si portano dietro tutta la
fatica della luce e del tempo vuoto, della vacanza dalla vita abituale. Abbiamo
viaggiato tanto prima di tornare alla Casa delle Parole e abbiamo notato tutti
i piccoli spostamenti che ogni racconto ha causato tra gli oggetti e i libri
che avevamo lasciato indietro. È più dolce la partenza o è più dolce il
ritorno? Vorrei chiedervelo amici miei, ma la notte tollera solo il canto dei
grilli e non le nostre voci umane, forse ve lo chiederò domani.
Il silenzio e il
ricordo di tutte le voci
Ora
chiudo gli occhi, non
per
chiamare il sonno, li
chiudo
per tornare sul
sentiero
e guardare se
ancora
ci sono le tracce
del
cervo e quelle del
cacciatore.
È più veloce
il
cervo, conosce meglio
il
bosco, per quanto
ancora
potrà fuggire?
Il
cacciatore si è fermato
solo
un istante quando
noi
siamo arrivati, aveva
occhi
verdi quanto il bosco
e
non ha esitato, quando
ha
messo l’indice sulle
labbra
e poi se n’è andato.
Così
fanno gli angeli prima
che
noi nasciamo, per
essere
certi che non porteremo
in
questo mondo il racconto
di
quel che accade prima
del
tempo. Ma so che di
questo
mondo porteremo
il
silenzio e il ricordo di
tutte
le voci.
Qual
è allora la lotta più grande? È la corsa del cervo e del cacciatore? È l’ira
del vulcano che irrompe nella notte? O sono sempre voci e silenzio a inseguirsi
in una caccia senza fine, dove le storie restano in bilico, sino a che non le
avremo scritte?
Oggi
è sabato 28 agosto del secondo anno senza Carnevale e la Cronaca 538 sta come
il vulcano prima della prossima eruzione, intrappolata nel silenzio delle
stelle e in quello della luna, in quello del vento che riposa sul mare.
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