L’aria
era così fresca questa mattina e alle sei era ancora buio. Allora ho capito che
l’autunno ha iniziato a fare le prove generali e che l’estate ha cominciato a
riposarsi. Un po’ alla volta smetteremo di desiderare il mare e le spiagge
assolate, passerà la fame d’aria aperta e di orizzonti infiniti. Perché,
nonostante quel che crediamo, le stagioni sono parte di noi e il nostro corpo
non ha bisogno di impararlo, già lo sa che presto la stagione bella sarà
passata, lo sa perché sta crescendo in noi il desiderio del fuoco acceso, delle
foglie secche che riempiono strade e sentieri, dei frutti autunnali che ci
chiameranno a breve dagli alberi. L’euforia dell’estate si sarà placata e una
malinconia dolce velerà le giornate e tra i colori accesi delle foglie già
andremo a immaginare i rami spogli e la prima neve che pronuncerà il nostro
nome con alito di gelo. Da ogni foglia caduta riceveremo la promessa di una
foglia nuova nella stagione verde che forse vedremo. Fioriranno ancora i
gelsomini e le rose, ma sarà in uno spazio dove ancora non abbiamo accesso. Ora
possiamo stare qui, in questa luce dorata che ancora chiama le api a suggere il
nettare dagli ultimi fiori. Quando le api saranno tutte al sicuro negli
alveari, allora sapremo che anche per noi è il momento di chiudere le finestre
quando scende la notte e coprire con una coperta leggera il letto, perché le
notti sono fresche e il tempo, dopo tempo e dopo molti sospiri, ci condurrà in
una diversa stazione, che somiglierà a quella dell’anno passato, ma non sarà
mai davvero la stessa. Perché ogni ritorno delle stagioni è un’illusione.
Niente ritorna mai per davvero, tutto è nuovo una sola volta e poi mai più,
tutto passerà e resterà in quello spazio che chiamiamo tempo e dove non
sappiamo, ancora non sappiamo, ritornare.
Come un cavaliere del
tempo
Raccolgo
la prima foglia
gialla
che l’albero ha
donato
alla terra. È stanca
la
foglia e il colore ancora
verde
inganna l’occhio.
Poi
vedo che il vento ha
strappato
al cielo un
nuovo
patto e che sono
molte
le foglie che iniziano
a
cadere. Sono molti quei
pensieri
che accompagnano
la
caduta e non c’è desiderio
di
futuro, non nostalgia del
passato.
Solo in questo
tempo
siamo tutti interi
e
teniamo con ciascuna
mano
le redini dell’eternità.
Penso
questi pensieri mentre cammino a piedi nudi sulla battigia e l’acqua del mare,
tiepida e limpida, mi sfiora e mi tocca senza mai cambiare ritmo e respiro. Sento
l’autunno che mi nasce dentro, un albero nuovo nella foresta che mi abita,
quella che chiamiamo tempo, un nome diverso per un pezzetto di eternità. Ma oggi
è ancora estate e il sole scalda, e la terrà è calda e l’aria è luminosa e l’estate
non è finita, non ancora, tutto il resto sono solo immaginazioni.
Questa
è la Cronaca 532 di domenica 22 agosto del secondo anno senza Carnevale, una
domenica in bilico tra due stagioni e due angoli nel mio cuore.
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