lunedì 16 agosto 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/526. Quel che accade nel mondo, oltre queste pagine

 

 


Oggi volevo pubblicare un brano dal mio primo romanzo Frammenti del tredicesimo mese, un brano che racconta un’estate a Milano in agosto. Ma come spesso accade, le mie intenzioni mattutine si piegano alla vicende e alla cronaca della giornata.

Le immagini drammatiche dell’aeroporto di Kabul, il video della ragazza afghana che piange e dice “a nessuno importa di noi, moriremo lentamente nella storia” e per finire una fotografia manipolata, con la didascalia “New York 2001-Kabul 2021” dove vengono affiancate l’immagine degli uomini che cadono dalle torri gemelle nel 2001, con quella degli uomini che cadono dopo essersi aggrappati al carrello di un aereo che stava decollando. L’immagine prima è girata senza censure su Facebook e poi velata dalla quella copertina grigia sfumata con la dicitura “Contenuti riservati. Questa foto potrebbe mostrare immagini forti o violente. Scopri di più. Vedi la foto”.

La foto l’avevo vista stamattina, postata da un contatto che conosco a malapena, ma poi l’ho rivista con la copertina, postata da alcuni intellettuali dei quali ho grande stima. E mi sono davvero arrabbiata. Gliel’ho scritto nei commenti, cosa che faccio di rado commentare i post altrui, non ho tempo e non mi interessa, se ho visto o letto qualcosa che mi è piaciuto, metto il “mi piace” o un cuoricino. Chiunque abbia avuto la pessima idea di creare quell’immagine ha contribuito a rendere ancora più vani e inutili i nostri soliloqui sui social. Quando l’etica soccombe all’estetica, allora come possiamo cercare di asciugare le nostre lacrime di coccodrilli occidentali e pensare di poter davvero agire nel mondo? I social ci danno l’impressione di stare agendo, di stare leggendo e condividendo. La fruizione di ogni post varia dai pochi secondi per una foto, ai minuti necessari a leggere uno scritto. E a dimenticarlo subito dopo. Perché la nostra memoria si sbriciola sui social, ci relazioniamo quasi esclusivamente con persone che hanno i nostri stessi interessi, l’algoritmo onnipotente ci premia aumentando la visibilità dei nostri post in maniera direttamente proporzionale al tempo che trascorriamo e alla quantità di “mipiacciamenti” che mettiamo, e anche in base ai trending topic del giorno. Quando ho dedicato la mia Cronaca alla scomparsa di Calasso e ai suoi due ultimi libri, ho quintuplicato i miei lettori sia su Facebook che sul mio blog. Cosa c’è di reale in queste bolle che catturano la nostra attenzione? Possiamo in qualche modo trasformare dolore e indignazione in azioni efficaci e sensate? Non credo, non credo proprio. Mentre sto scrivendo queste poche righe è scoppiato un temporale. Bisogna fidarsi dei tuoni e delle saette, è un modo del cielo per ricordarci che siamo creature terrestri e mortali. E la maggior parte di noi occidentali, per quanto indignati e addolorati, siamo per lo più in vacanza, a guardare il mare o una bella vallata alpina.

 

Questa Cronaca 526 di lunedì 16 agosto del secondo anno senza Carnevale, è arrabbiata e triste, due volti della stessa medaglia che si chiama impotenza.

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