Dolci
pomeriggi estivi dove l’aria è calda ma sopportabile e nel giardino sento
ronzare le api e nei campi le cicale. Dopo il picco dell’ora meridiana, il sole
declina e possiamo continuare a restare in silenzio ma vicini. Qui nella terra
ai piedi delle Montagne della Nebbia, l’estate è la stagione dei ritorni, più
che le partenze sono gli arrivi degli abitanti che si erano dispersi nelle
passate stagioni. Tutti avevamo molto da fare negli altri luoghi della nostra
vita, ma sapevamo che ci saremmo ritrovati alla Casa delle Parole. E uno alla
volta siamo arrivati, la badessa è arrivata dal monastero di Colorno, il re e
la regina dal loro castello che sta sulla montagna più alta, il misterioso
architetto e il sapiente guerriero sono arrivati insieme, perché insieme hanno
viaggiato. Domani andremo alla Casa delle Tre Sorelle, in riva al mare, ma oggi
siamo rimasti qui a salutarci senza neanche alzarci da amache e lettini. L’ombra
del giardino è vasta come la notte e ci saluteremo dopo, quando farà meno
caldo. A turno andiamo ad aggiungere ghiaccio nelle brocche di acqua e limone,
aromatizzata con la menta. Le pesche ben mature sono nella grande ciotola di
terracotta smaltata di bianco e di verde, sono protette da un coperchio retato
e le vespe ronzano un po’ intorno e poi se ne vanno. Sono stata la prima ad
alzarmi e con il poeta sono andata a raccogliere gli ortaggi per la cena:
pomodori, melanzane, peperoni e basilico per aromatizzare sia il sugo che l’insalata.
Ora che il sole è sceso possiamo anche fermarci a innaffiare senza rischiare
che le foglie brucino, l’odore della terra sale verso di noi inconfondibile e
tutte le estati della nostra vita esplodono in quei pochi istanti, perché la
memoria è un profumo prima ancora che un sapore o un volto. Sul sentiero
incrociamo anche la coppia dei lupi che non vedevamo dalla scorsa primavera,
sono sempre maestosi e affettuosi, ci salutano e poi corrono via per arrivare a
casa prima di noi. Ora che il vento è girato sentiamo il rumore del mare e
anche l’aria si fa salata, qui mi dimentico di tutto e sono costretta allo
stesso tempo, a ricordare tutto, perché questo giardino, questa casa, sono il
riassunto di tutte le case e di tutti i giardini, questa estate che si srotola
un giorno dietro l’altro, è la somma di tutte le estati. Domani è Ferragosto,
festività laica e popolare, paragonabile forse al Primo Maggio, domani
celebreremo il solleone, la pausa dalla vita ordinaria, domani sarà un giorno
speciale. Ma oggi è la vigilia e stasera potremo iniziare a raccontare, perché è
la notte che ci dispone a rievocare le cose che sono state e a immaginare
quelle che potrebbero essere o che mai saranno.
Ci immergiamo nella
notte
Le
voci si levano dal
buio,
ci accompagnano
sul
sentiero che ancora
non
conosciamo. Perché
è
nuova l’estate e siamo
nuovi
anche noi, il sole
ha
bruciato la nostra
pelle,
scorticato le spalle,
ci
ha tolto le forze e ci
ha
compensati con altri
sogni
mai sognati. Ci
immergiamo
nella notte
come
se fosse un mare
e
non abbiamo paura
delle
ore che verranno.
Intorno
a noi escono
le
lucciole e il buio ha
voci
che ora riconosciamo,
ora
che le stelle precipitano
nel
giardino e anche
la
fontana tace per ascoltare
la
tua cara voce che amo
più
di ogni altra al mondo.
Così
scende la sera qui, intorno alla Casa delle Parole, entro in cucina e vado a
lavare i pomodori e le melanzane per fare il sugo. Il profumo del basilico
sovrasta ogni altro profumo, anche se nell’aria resta quel vago sentore di
legna bruciata, di brace nel camino.
Oggi
è sabato 14 agosto del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 524 è
rossa e tonda, un po’ bitorzoluta, come un pomodoro ben maturo.
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