La gioia arriva senza un perché, fiorisce come le rose e illumina l’intera giornata. In giardino le forsythie risplendono nel sole, gli uccellini cantano da un ramo all’altro, si chiamano, rispondono. Nonostante l’erba sia ancora umida, mi siedo a gambe incrociate vicino a uno dei cespugli e osservo i fiori sempre più da vicino, sino a quando il mondo è diventato tutto giallo. Poi alzo lo sguardo verso il sole e lascio che quest’altro giallo si sovrapponga e mi accechi. Per qualche istante non vedo le cime degli alberi, le poche nuvole, il cielo di un azzurro incerto. Quando ritorno nella visione della realtà ordinaria, mi metto a cercare gli altri colori. A parte il cielo, il cui colore è dominante, sono circondata dal verde in ogni sua sfumatura. I germogli sui rami, i sempreverdi pini e abeti, l’alloro, l’erba, le foglie che contornano con grazia le fioriture di ciliegi, mandorli, peschi e albicocchi i cui fiori sfumano dal rosa al bianco. Le panchine di pietra sono riassunti di ogni tipo di grigio, i tronchi degli alberi del marrone. È talmente caldo oggi, che lascerò spente la stufa e il camino. Così andrò a fare la spesa nella città svuotata e continuerò a chiedermi perché ci siano le zone rosse quando si può andare in vacanza all’estero, perché la ricca Lombardia non è ancora riuscita a predisporre un piano vaccinale che funzioni. E continuerò a chiedermi perché ogni giorno vengono sbandierati numeri in merito ai vaccini che verranno somministrati nelle prossime settimane. Da quando abbiamo cambiato governo, il nuovo stile di comunicazione ha gettato nella confusione e nello sconforto i media. Se paragoniamo i siti di informazione con le loro versioni di qualche settimana fa, la noia regna sovrana, che è una frase fatta ma molto efficace per esprimere quel che è diventato difficoltoso esprimere, cioè che la politica non si fa con i proclami, ma con le buone pratiche, con il buon esempio, con le competenze e le conoscenze acquisite, non con le chiacchiere.
Intanto,
mentre cerco di capire quanta gente è rimasta in città, vado a fare la spesa al
mercato con mia cognata Monica e con la sua amica Rossella. È un mercato di
quartiere che c’è tutti i giovedì, lo frequento da poco e mi fido delle loro
indicazioni per fare la spesa. Così torno a casa con mele Fuji, zucchine,
peperoni, finocchi, cipolle rosse di Tropea, pomodori Merinda, caciocavallo
silano, gorgonzola bresciano, mozzarella fior di latte pugliese, uova
cremonesi, yogurt trentini, pepite di pollo piccanti, patatine fritte, focaccia
e pane. Ecco, fare la spesa al mercato è una delle piccole gioie della vita
quotidiana. A pranzo assaggio tutti i cibi assaggiabili che non hanno bisogno
di cottura. Questi pic-nic sul tavolo della cucina sono un’altra delizia. Poi però
ho nostalgia delle mie terre ai piedi delle Montagne della Nebbia e decido che
tornare nel giardino della Casa delle Parole e passare il tempo a leggere al
sole, è un’altra piccola gioia da aggiungere al mio personale elenco.
Poi,
come spesso accade, la poesia arriva ronzando come un’ape e si posa sulla mia
pagina ancora bianca.
Come elencare la gioia
Gialli
sono i fiori, il miele e
i limoni,
gialla è la gioia che
mi
attende in giardino. Verdi
sono il
prato, i germogli nuovi
e l’alloro,
verde è la gioia
che mi
chiama nella pagina.
Azzurri
sono il cielo, la lavanda
e i
myosotis, azzurra è la gioia
che
fluisce con l’inchiostro.
Così ho
fatto un elenco
poetico
di questa realtà che
chiamiamo
vita e la gioia,
tutta
intera ronza tra questo
foglio e
l’alveare.
Continua
a fare davvero caldo, troppo caldo per essere solo all’inizio di aprile. Finisco
di copiare questa Cronaca 389, prima del mese del quarto mese del secondo anno
senza Carnevale, una Cronaca che ronza poesia e sorride al mondo e al tempo.
1 commento:
Io, non so se per abitudine o per difetto, traduco in immagini tutto ciò che mi piace e questa poesia e per me un dipinto di Monet.
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