Poi arriva
la pioggia, forte, improvvisa, come se fossimo entrati nella stagione dei
monsoni e non siamo pronti a questa brusca variazione di tempo, ora che siamo
nel cuore di questa primavera così tanto agognata.
Piove sulla
città silenziosa e piove nel mio giardino che circonda la Casa delle Parole. Della
pioggia non possiamo contemplare la singola goccia, possiamo solo guardare l’effetto
d’insieme, la violenza degli scrosci, il rumore. Adesso sento anche dei tuoni,
l’intensità dello scroscio aumenta. Sono riuscita a rientrare prima che il
ticchettio della caduta coprisse qualunque altro rumore.
Felice la pioggia che cade
Mi chiedi
se la pioggia cade
a testa
in giù o con i piedi,
strano
non ci avevo mai
pensato,
ma non è difficile
immaginare
una goccia
sorretta
da un paracadute
fatto di
luce e polvere.
Al tocco
della terra, sussulta
la
pioggia, capisce che la forma
era
finita e non eterna. Felici
coloro
che cadono sapendo
che
rialzarsi sarà possibile,
ma solo
accettando quel
che è
accaduto. Così
accetto
questo mondo nuovo,
questo
tempo sospeso, e
capisco
che siamo cittadini
del
cielo quanto della terra.
Esco senza
ombrello, mi siedo
a gambe
incrociate, non cerco
protezione.
Il buio scende con
la
pioggia, la nuova sera è
iniziata.
Piove e io con lei.
Come sempre
sono ipersensibile ai minimi cambiamenti di pressione, temperatura e luce, e le
Cronache rispecchiano ogni più piccolo cambiamento e restano sospese molte
immagini, una poesia e queste poche parole nella Cronaca 409 di mercoledì 21
aprile del secondo anno senza Carnevale.
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