martedì 20 aprile 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/408. Essere in sintonia con l’organismo: osservare e respirare

 


Ricominciare ogni giorno dalla foglia più piccola, che non sempre è la più giovane. Guardiamola a lungo, impariamo a riconoscere ogni singola nervatura, ogni sfumatura di verde, ricordiamo la sintesi clorofilliana, sfioriamo la superficie liscia da un lato e più ruvida dall’altro, respiriamone il profumo. Lo sguardo che avremo prodigato, uno a uno sul tutto, alla fine sarà un solo sguardo, uno sguardo, il nostro sguardo.

Sappiamo che il movimento delle particelle subatomiche cambia a seconda della presenza di un osservatore, così come conosciamo, grazie al premio Nobel per la medicina Barbara McClintock e alla fisica e filosofa Evelyn Fox Keller che la intervistò a lungo e che ha scritto una magnifica biografia – In sintonia con l’organismo - prima della vittoria del Nobel, che “ciò che per gli altri è frutto di interpretazione, o di speculazione, per lei è questione di allenamento alla percezione diretta”. Entrare in sintonia con l’organismo per la McClintock significava davvero osservare per ore la stessa pianta, o foglia, soprattutto di granoturco perché non esistono due piante uguali e lei seguiva la stessa piantina sin dal momento in cui sbucava dal terreno, la contemplava per ore prima di passare all’utilizzo del microscopio. Così questa sera mi lascio ispirare da queste scienziate per declinare altre lettere dell’Alfabeto della Cura e aggiungere altre parole al suo Vocabolario. Alla lettera A aggiungiamo “Attenzione”,  alla lettera O “Osservazione”, alla lettera P “Percezione”, alla lettera S “Sguardo”, alla lettera V “Vista”.

Percepiamo il mondo con 5 sensi, ma è soprattutto grazie alla vista che il mondo fuori di noi diventa mondo dentro di noi e per questo noi possiamo evocarlo, costruirlo, ricostruirlo e restituirlo.

Ma come allenarsi allo sguardo nella frenesia delle nostre vite? Come evitare che le preoccupazioni ci sovrastino e ci impediscano di agire?

Credo sia meglio iniziare dal molto vicino e, forse, dal molto piccolo, da una pianta o un cespuglio che facilmente possiamo osservare ogni mattino appena svegli, ma anche più volte nel corso della giornata. Io lo faccio con l’albero bellissimo che cresce davanti alle mie finestre, lo faccio da anni quando sono nella città silenziosa. Quando sono nella Casa delle Parole, la scelta è molto più ampia e quasi sempre scelgo una rosa.

 

 

Ode alla mia piccola rosa

 

Ti ho già vista l’anno passato e

quello prima ancora, mi sembra

di conoscerti, ti saluto. Poi

sfioro i tuoi petali con la punta

delle dita. La tua bellezza mi

sovrasta e mi rallegra, ma

è il tuo profumo, quello che non

posso descrivere, a fare la differenza.

Travolta dai miei sensi, posso

però ritrarti e descriverti, raccontare

come muta il tuo colore al

variare della luce. Siamo solo io

e te nel tempo. In apparenza ogni

anno uguali, in sostanza a ogni

istante diverse, mia piccola, nuova

rosa che fiorisci senza chiederti

mai perché.

 

 

Ecco, la cura del mondo arriva anche attraverso lo sguardo, l’osservazione e la percezione. Adesso posso scrivere questa Cronaca 408 di martedì 20 aprile del secondo anno senza Carnevale, un giorno speciale come ogni giorno.

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