Ricominciare ogni giorno dalla foglia più piccola, che non sempre è la più giovane. Guardiamola a lungo, impariamo a riconoscere ogni singola nervatura, ogni sfumatura di verde, ricordiamo la sintesi clorofilliana, sfioriamo la superficie liscia da un lato e più ruvida dall’altro, respiriamone il profumo. Lo sguardo che avremo prodigato, uno a uno sul tutto, alla fine sarà un solo sguardo, uno sguardo, il nostro sguardo.
Sappiamo
che il movimento delle particelle subatomiche cambia a seconda della presenza
di un osservatore, così come conosciamo, grazie al premio Nobel per la medicina
Barbara McClintock e alla fisica e filosofa Evelyn Fox Keller che la intervistò
a lungo e che ha scritto una magnifica biografia – In sintonia con l’organismo - prima della vittoria del Nobel, che
“ciò che per gli altri è frutto di interpretazione, o di speculazione, per lei
è questione di allenamento alla percezione diretta”. Entrare in sintonia con
l’organismo per la McClintock significava davvero osservare per ore la stessa
pianta, o foglia, soprattutto di granoturco perché non esistono due piante
uguali e lei seguiva la stessa piantina sin dal momento in cui sbucava dal
terreno, la contemplava per ore prima di passare all’utilizzo del microscopio.
Così questa sera mi lascio ispirare da queste scienziate per declinare altre
lettere dell’Alfabeto della Cura e aggiungere altre parole al suo Vocabolario. Alla
lettera A aggiungiamo “Attenzione”, alla
lettera O “Osservazione”, alla lettera P “Percezione”, alla lettera S “Sguardo”,
alla lettera V “Vista”.
Percepiamo
il mondo con 5 sensi, ma è soprattutto grazie alla vista che il mondo fuori di
noi diventa mondo dentro di noi e per questo noi possiamo evocarlo, costruirlo,
ricostruirlo e restituirlo.
Ma come
allenarsi allo sguardo nella frenesia delle nostre vite? Come evitare che le
preoccupazioni ci sovrastino e ci impediscano di agire?
Credo sia
meglio iniziare dal molto vicino e, forse, dal molto piccolo, da una pianta o
un cespuglio che facilmente possiamo osservare ogni mattino appena svegli, ma
anche più volte nel corso della giornata. Io lo faccio con l’albero bellissimo
che cresce davanti alle mie finestre, lo faccio da anni quando sono nella città
silenziosa. Quando sono nella Casa delle Parole, la scelta è molto più ampia e
quasi sempre scelgo una rosa.
Ode alla mia piccola rosa
Ti ho
già vista l’anno passato e
quello prima
ancora, mi sembra
di
conoscerti, ti saluto. Poi
sfioro i
tuoi petali con la punta
delle
dita. La tua bellezza mi
sovrasta
e mi rallegra, ma
è il tuo
profumo, quello che non
posso
descrivere, a fare la differenza.
Travolta
dai miei sensi, posso
però
ritrarti e descriverti, raccontare
come
muta il tuo colore al
variare
della luce. Siamo solo io
e te nel
tempo. In apparenza ogni
anno
uguali, in sostanza a ogni
istante
diverse, mia piccola, nuova
rosa che
fiorisci senza chiederti
mai
perché.
Ecco, la
cura del mondo arriva anche attraverso lo sguardo, l’osservazione e la
percezione. Adesso posso scrivere questa Cronaca 408 di martedì 20 aprile del
secondo anno senza Carnevale, un giorno speciale come ogni giorno.
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