È un tempo sospeso questo del Sabato Santo, sappiamo che tutto è già accaduto, aspettiamo che il nuovo accada, che l’inaudito trovi voce, che una storia nuova venga scritta.
In
quella terra oscura che è il regno della morte, entriamo ancora interi, non
sappiamo come ne usciremo, né quando. Cosa ha provato Kore quando è rimasta
accanto al suo sposo infero? Ma cosa accadrebbe se Kore fuggisse, se non
rispettasse il patto, se non mangiasse i chicchi di melograno? Ade sarebbe
costretto a uscire per cercarla e l’ordine costituito delle cose ne verrebbe
sovvertito.
A Kore che cammina sola
Il
vecchio è troppo vecchio per
correre
a cercarla, ma deve
farlo
pena l’ira dei suoi pari,
la
vergogna di se stesso giocato
dall’innocente
ragazzina che per
millenni
aveva rispettato regole
che non
aveva scelto. Se ne va
per la
terra la fanciulla divina e
non sta
sfuggendo solo al troppo
vecchio
marito, è alla madre che
vuole
sfuggire, non le importa
essere
una dea, vuole soltanto
sparire,
essere lasciata in pace.
Cosa farà
Demetra? Cosa dirà
Ade? Lei
è svanita sull’orlo di
una vallata,
cerca la terra tiepida
e
ubertosa, cerca il mare calmo
dei
sogni adolescenti. Troppa madre,
troppo
marito, come sarà essere
la
fanciulla e basta, lontana dai
cori che
la richiamano al dovere,
lontana
dalle lacrime materne che
la
ricattano? Non lo sa Kore, non
ancora,
seguiamola nel suo
cammino,
tornata dal regno
delle
ombre di cos’altro potrebbe
avere
paura?
In una
crasi dell’immaginazione, vedo Kore sfiorare il Cristo morto, appena arrivato. Lei
cammina nel silenzio, attraversa l’ombra delle cose, lui tace perché i morti
non hanno voce, ma solo sogni e qualche rimpianto, molta nostalgia. Si può
sfuggire al destino che altri hanno disegnato per noi? Kore alla madre e Cristo
al padre? Si può? È accaduto? No, forse potrebbe accadere, se Kore restasse sempre
sulla terra, libera di vagare, se Cristo rifiutasse di muovere la pietra del
sepolcro e accettasse che non c’è ritorno per lui. Ora che Ade è sulla terra a
cercare la sua sposa, la terra delle ombre sta cercando un nuovo sovrano.
Questo
Sabato Santo, e un po’ blasfemo, perché ho mescolato simboli religiosi e
mitologici, cammina lento verso il tramonto. Un’ora di luce ancora ci accoglie
e noi l’accettiamo. Per questo riesco ancora a intravedere Kore che cammina nel
bosco, sola, e il Cristo che si è risvegliato anzitempo, ancora incerto sul da
fare.
Oggi è
il 3 aprile del secondo anno senza Carnevale e non mi faccio domande, accolgo
le immagini come arrivano e le restituisco in parole, come posso, con la
poesia.
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