lunedì 5 aprile 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/393. Il fuoco e il vento che trasportano, che trasformano i nomi

 



 Come il giorno si trasforma nella notte e l’oscurità trasluce fino a diventare la nuova alba, così le cose mutano una nell’altra senza che noi riusciamo a vedere questo mutamento. Un pezzo di intonaco rosso diventa un raggio di sole, i petali della rosa sono alghe in riva al mare. Cantano gli uccelli nel giardino, ma noi udiamo solo il suono delle campane a festa. La Svizzera è un’isola tropicale e un sogno ha reso inutile la fuga dalla realtà, visto che l’ha proprio sostituita.

 

Una scia infuocata che indica la strada

 

Si è fermata accanto al camino

questa colomba con le piume di

brace, si riposa nel tepore mentre

continua a bruciare perché è

una fenice e non la messaggera

della pace. Mi guarda con i suoi

occhi di tizzoni ardenti, mi chiede

di andarle vicino. “Ho completato

il cerchio e tu con me. Ora diventerò

cenere e tu il mio legno nuovo.

Quando l’ultimo bagliore sarà spento

io spiccherò il volo e tu prenderai

la forma che più ti piace”. Dico che

vorrei crederle, ma il mio legno è

troppo fresco per bruciare, farà,

piuttosto, molto fumo. Lei replica

che il fumo esiste solo sopra un fuoco,

a me il dovere di credere alla rinascita

o di restare quella che sono. Anche

il Cristo era una fenice, ha abbracciato

il fuoco oscuro dell’eternità ed è

ritornato, non importa cosa accadrà

dopo, quel che importa è non avere

paura di morire, di mutare e poi

ritornare. Mentre non so più cosa

risponderle, hanno preso fuoco

le mie mani e le braccia sono

ali che mi fanno spiccare in volo

seguita da una scia infuocata che

indica la strada all’alba di domani.

 

 

Pare che il mutamento sia il destino nostro e di tutte le cose, gli atomi non stanno mai fermi, non sorridono al tempo ma lo sbeffeggiano, perché è la loro danza a costruire ogni cambiamento, è la loro danza a essere il nostro destino.

 

Ho ascoltato la fenice che mi abita, mi sono lasciata trasportare nel fuoco e nel vento. Ora che sono sull’orlo della notte, dovrò aspettare la luce del mattino per scoprire la nuova forma e il colore di queste forma che abitano in questa realtà.

Oggi è lunedì 5 aprile del secondo anno senza Carnevale, e senza Pasqua. La città era così silenziosa e vuota che sembrava disabitata da sempre. Questa Cronaca 393 nasce da un sogno e da questo silenzio, genitori della poesia che la abita dal centro.

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