lunedì 26 aprile 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/414. Esiste un luogo sulla terra dove poter ritornare?

 


 

Oggi non ho camminato nella città silenziosa e nemmeno nelle terre ai piedi delle Montagne della Nebbia. Ho scritto e letto molto, poi mi sono immersa nel documentario Il mio amico in fondo al mare, in realtà era una femmina di polpo, che ha appena vinto il premio Oscar. La storia è bella e toccante, Craig Foster stava attraversando un profondo momento di crisi esistenziale, quando decide di tornare a Cape Town nella casa di famiglia che dà sulla False Bay e inizia a immergersi ogni giorno in questo paesaggio marino dominato dalla foresta di alghe giganti Kelp. Durante queste immersioni incontra un polpo o piovra, che inizia a seguire nella vita quotidiana e di cui diventa in qualche modo amico, arrivando anche a stabilire un contatto fisico. Ci sono scene di una bellezza assoluta, questo paesaggio sottomarino è un luogo che pochi esseri umani potranno visitare di persona, quel che noi possiamo vedere è una precisa scelta dello sguardo di Craig e degli altri realizzatori del documentario Pippa Ehrlich e James Reed e la loro narrazione. Neanche la natura è davvero naturale, intatta, intoccata, perché dove passa un essere umano, il suo sguardo e la sua narrazione ritagliano e ricostruiscono per condividere con il resto della specie ciò che è stato visto e amato. Tra le tante scene struggenti ne cito solo due: in uno dei primi incontri la piovra, ancora diffidente, si riveste di conchiglie vuote attivando gli otto tentacoli e le duemila ventose, sino a sembrare una roccia ricoperta di gusci; la seconda scena, brevissima, riprende il canto delle megattere che è uno dei suoni più ipnotici che ci sia dato ascoltare.

C’è vita ovunque intorno a noi, malgrado noi esseri umani, e queste vite, i loro habitat naturali sono, come sappiamo da tempo, messi a repentaglio dalle nostre azioni. Ma non voglio entrare in questo ambito di riflessioni e preoccupazioni. Già dopo avere letto Oliver Sacks non sono più riuscita a mangiare il polipo in insalata con le patate o saltato in padella con il pangrattato. Dopo avere visto questo documentario credo che mi sarà impossibile, mi sono interrogata a lungo su questo mio lento avvicinamento a una dieta priva di proteine animali. Forse ciò sta accadendo perché con l’avvicinarsi della vecchiaia sento più intensamente la fragilità del nostro passaggio sulla terra e per questo il desiderio di non nuocere e di avere cura delle creature che incontro.

 

Il venire della sera

 

Esiste un luogo sulla terra? Esiste

in fondo al mare o sulle cime più

alte, dove la mia mano non abbia

fatto solo danni e soprusi? Sì, posso

dire di sì, sui volti delle persone

amate ho lasciato carezze e baci,

le ho sostenute, ho aiutato quella

piccola gatta tanto amata a partorire

i suoi cuccioli. Esistono molti luoghi

sulla terra dove la cura vince sulla

prevaricazione e dove le nostre

parole sono una culla di dolcezza

che accompagna il venire della sera.

 

 

Voglio riguardare questo documentario, restare sott’acqua e ascoltare solo onde e balene. Esiste un luogo dove poter ricordare e tornare a ricordare, questa Cronaca 414 di lunedì 26 aprile del secondo anno senza Carnevale e la sua pagina non più bianca.

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