Oggi è stata una bellissima giornata estiva, soleggiata e ventilata. Si lavorava bene chiusi in casa al fresco. Fuori almeno la metà delle persone passeggia con ancora indosso la mascherina, nei negozi e in biblioteca tutti la indossano come prima. Qui nella città mai più silenziosa ci si muove guardinghi, mezzo anno è già passato e la fine della pandemia è ancora un miraggio. Nel tardo pomeriggio sono passata in biblioteca a ritirare il monumentale volume delle Lettere di Oscar Wilde e mi sono fermata per qualche minuto ad ascoltare le cicale. Sì, proprio le cicale come se fossimo in campagna ed era proprio bello. Con il sole in faccia mi sono lasciata cullare dal vento in un momento magico e pieno di altrove, perché paesaggi di altri luoghi mi sono venuti in mente e mi sembrava di essere in vacanza. Così sono andata a caccia di nuvole che, a loro volta, erano a caccia di grattacieli. Ormai ce ne sono molti anche a Milano e sono riuscita a scattare qualche foto con le nuvole che li incorniciavano e addirittura una nuvoletta che sembrava li stesse cacciando davvero. Il bello dell’estate è che spesso non c’è niente altro da raccontare che la pienezza del vivere, i profumi nell’aria, i suoni, le rondini, e ancora le cicale, i bambini che giocano in piazza e fanno subito paese, le ragazze che studiano ai tavolini del bar per la maturità o l’ultimo esame universitario prima delle vacanze, i muratori ricoperti di calce e pittura che hanno finito la loro giornata di lavoro, le coppie di anziani che passeggiano mano nella mano, e tutto intorno si sente un solo grido di gioia: “Fuori, su stiamo fuori. È estate, è bellissimo. Siamo vivi, siamo vivi e le cose andranno meglio”. A dire il vero era lo stesso sentimento dell’anno scorso, chissà se davvero stiamo per vivere una replica peggiorata dell’autunno passato. Ma intanto viviamo, crediamo al sole e all’aria, al canto delle rondini.
La memoria è fatta di attimi
Bisogna fermarsi
proprio
in questo
istante e credere
nella
gioia che si avvicina.
La vita
è un flusso ma noi
ricorderemo
solo lo splendore
degli attimi,
ognuno sarà
il
frammento della nostra
memoria
per i giorni che
verranno
luminosi e quieti
come le
prime fiamme
d’autunno.
Questa Cronaca
479 di mercoledì 30 giugno del secondo anno senza Carnevale è breve come la
notte che si avvicina, adesso me ne torno a guardare le rondini dal terrazzo
più alto e a respirare i gelsomini che sono ancora fioriti.
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