Verso
ora di cena tra le sette e mezza e le otto di sera, a Milano si mangia presto,
sono scesa in cortile e poi nell’androne per andare a ritirare la posta, cosa
che non avevo ancora fatto. Non appena sono uscita sul ballatoio sono stata
investita da una zaffata di risotto alla milanese, ho percepito il profumo del
burro, della cipolla e dello zafferano. Poi ho sentito il profumo dei gelsomini
in piena fioritura, il rumore di pentole e piatti spostati, le grida delle
rondini sotto il tetto, ho visto le nuvole del tramonto navigare verso
occidente, le prime finestre che si illuminavano e voci indistinguibili che ne fuggivano.
Così sono rimasta a godere di quel momento incerto tra il giorno e la notte,
l’ora bella, dove le attività per molti si fermano e si prepara il cibo per la
cena, la casa accoglie i ritorni, gli schermi televisivi si illuminano. E i
segreti restano appesi tra le scale e il cortile, conosciuti solo da chi li ha
vissuti e li ha condivisi con pochi per farne leggenda e oggetto di chiacchiere
per generazioni e generazioni. Mi piace questa dimensione di soglia del
segreto, mi incuriosisce capire come chi sa custodire un segreto riesca a
farlo. Chi scrive, parlo iniziando proprio da me, ama svelare i segreti dei
cortili, le storie non raccontate, quelle dimenticate. Se anche uno scrittore
riesce a svelare un segreto, subito dopo ne costruisce un altro, perché i
segreti sono un binario, il treno e la stazione allo stesso tempo. È facile
gettare una nuova traversina, dare il nome alla stazione e riconoscere il
modello del treno. Ma il segreto è sempre la destinazione finale che potrà
essere svelata solo alla fine del viaggio.
Un mistero a volte è un segreto, a volte un
sogno
Fu il
primo viaggio della
mia
giovinezza, era mattina,
ancora
molto presto, e
stavo in
testa a un binario
per
aspettare un treno che
mi
avrebbe portata verso
nord. La
luce onirica della
Stazione
Centrale di Milano
cadeva
in lame verso i pochi
passeggeri.
Poi ci furono
lo
stridio dei freni e il vapore,
molto
vapore e due pope russi
e
monumentali, con alti cappelli
e lunghe
barbe, con catene e
croci d’oro
al collo, sono scesi
dal quel
treno antiquato con
la
locomotiva nera. Mi sono
passati
davanti e non sembravano
reali,
mi sono girata verso
l’altro
binario e la locomotiva
non c’era
più, al suo posto
un treno
moderno. Dall’altro
lato del
mio occhio, anche
i pope
erano spariti. Così
ho
scoperto che all’inizio
di un
viaggio, nasce
un
segreto che a volte
è anche
un mistero, a
volte
solo un sogno.
Conosco alcuni
segreti del cortile della mia casa e molti segreti custoditi da altri cortili. Le
case li proteggono, ma le scale amano parlarne. Bisogna tendere l’orecchio e
qualcosa riusciremo a sentire e ancora a non capire se un segreto è un mistero
o appartiene, ormai, solo al sogno.
Oggi è
martedì Primo giugno del secondo anno senza Carnevale e, come l’anno passato,
il mondo si rallegra della caduta dei contagi e dei morti. Vorrei che questo
fosse l’ultimo anno senza Carnevale, ma i cortili sussurrano “aspetta e taci”
che il tempo verrà quando sarà tempo. E io aspetto in compagnia delle mie
Cronache, di quest’ultima che è già la numero 450 e si accompagna a una poesia
che è una storia che ho già raccontato nel mio secondo romanzo In giornate identiche a nuvole. Buonanotte
a voi che leggete, che sia notte di molti misteri e sogni.
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