domenica 20 giugno 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/469. Tra i campi di orzo e le querce, si ergeva la casa segreta

 


 

L’ultima volta che aveva attraversato la campagna in auto, per arrivare fino alla casa che era diventata il suo rifugio, il grano era verde appena punteggiato dai primi papaveri. Oggi, invece il grano era giallo oro e risplendeva anche del rosso dei papaveri e dell’azzurro dei fiordalisi. Si era ormai al solstizio d’estate e a breve sarebbe iniziata la mietitura e i campi sarebbero ridiventati spogli nel giro di pochi giorni. Era così bello quel paesaggio che la donna decise di fermare l’auto e di andare a guardare. Ma non fece solo questo, si addentrò tra le spighe alte sfiorandole con i palmi delle mani ben aperte. Era un solletico piacevole, così come era piacevole sentire le cicale che cantavano senza sosta. Sul crinale tra la due province, l’alta valle della Versa dava il meglio di sé. Tutto frusciava nel gioco del vento, raccolse alcune spighe con dei fiordalisi e un solo papavero rosso che si affrettò a rinchiudere tra le pagine del romanzo che stava leggendo perché sarebbe sfiorito nel giro di pochi minuti. Uno dei motivi per cui aveva scelto proprio quella casa era la sua invisibilità. Dalla strada principale era impossibile notarla e anche la brusca svolta a sinistra nel bosco era nascosta da diversi arbusti.

Dopo essersi inoltrati per qualche centinaio di metri, si attraversava la proprietà di Armando, un bizzarro uomo di mezza età la cui famiglia era stata padrona del paese fino a metà Novecento. Lui viveva nella villa padronale e aveva riattato le case dei contadini per farne stanze da affittare ai suoi amici cacciatori e, quando ne aveva voglia, cucinava ottimi piatti della tradizione, tra cui uno stufato di funghi, broccoli e castagne di cui era impossibile stancarsi. La donna rallentò per guardare verso le sue finestre e vide che erano aperte. Armando non si allontanava mai neanche d’inverno, si faceva portare dal paese le cose che gli servivano e la moglie e i figli salivano a trovarlo quando lui dava loro udienza. Dopo la proprietà di Armando, la strada continuava in un bosco di querce e poi, anziché continuare a salire sul crinale della collina, piegava dolcemente a destra e scendeva fino alla sua casa che era un vecchio casale in parte recuperato di mattoni a vista, con un camino in ogni stanza, pavimenti di pietra e cotto, i soffitti a cassettoni di legno. Le era sembrato un miracolo già poterlo affittare, ma quando il vecchio proprietario, per fare un dispetto ad Armando con cui correvano ruggini pluridecennali, le aveva offerto di comprarla, non aveva esitato un momento. Armando lo avrebbe comprato volentieri per poter chiudere la strada, ma si rassegnò perché si erano conosciuti, lei ogni tanto andava a cena nella sua locanda segreta e, soprattutto, non aveva mai portato ospiti con sé. Subito dopo le querce il paesaggio si riapriva e i campi di orzo verdeggianti le offrirono il meglio che avevano. Fermò l’auto e scese ad aprire il cancello, ma poi tornò un po’ indietro e andò a sdraiarsi in mezzo all’orzo e ad ascoltare il vento, di nuovo il vento, che era una delle sue ossessioni. Non si fermò a lungo, portò l’auto nella rimessa e, insieme alle valigie, scarico anche i borsoni con vecchi oggetti e libri che non si decideva a dare via. Fu in quel momento che pensò che la casa segreta sarebbe diventata una specie di museo dei suoi io passati, aveva bisogno di farlo per smettere di pensare a quel che era stato e iniziare ad immaginare ciò che avrebbe potuto essere. Aprì tutte le finestre per far cambiare l’aria anche se in casa c’erano profumo di fieno e di legna bruciata nel camino.

Da che parte iniziare a sistemare le cose? Da che stanza soprattutto? Decise che ci avrebbe pensato e che quello era solo l’inizio di questa vita segreta.

La Cronaca 469 di domenica 20 giugno del secondo anno senza Carnevale, l’ultimo giorno di primavera, svolazza su questi campi di orzo e su questo nuovo filone di storie che amano la campagna.

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