Alla
fine ci erano riuscite, avevano organizzato il viaggio con cumpa Attanasio che doveva andare a Cetraro a comprare il pesce per
il negozio. Così erano partite la mattina prestissimo, albeggiava appena e
prima delle sei erano in spiaggia con lui a guardare le barche dei pescatori
che rientravano nel porticciolo. Si erano tolte subito le scarpe ma non ancora
gli scamiciati. L’aria non era ancora calda e volevano spostarsi oltre il porto
per mettere giù l’ombrellone e le sedie. In effetti erano partite attrezzate
quasi come per un safari e l’altra Maria aveva deciso che per quella prima gita
al mare non voleva tra i piedi nessun nipote. Solo loro due, tranquille, come
al solito lei avrebbe parlato e la Pisana ascoltato e detto poche cose ma molto
sagge. Man mano che il sole saliva, il colore dell’acqua cambiava e da grigio
argento era diventato trasparente, così che si potevano vedere i buchi di
areazione delle vongole e i pesciolini argentati che si avventuravano sino a
riva. Attanasio si accomiatò
dopo avere scelto le dieci cassette di pesce che
gli servivano per il negozio. Nel retro del furgone c’erano i cassoni con il
ghiaccio e il pesce sarebbe arrivato sui banchi di pietra ancora bello fresco. Quando
Attanasio salì al posto di guida, si girò a lanciare uno sguardo un po’ troppo
lungo all’altra Maria, così la Pisana non ebbe bisogno di immaginare oltre cosa
sarebbe successo. Attanasio sarebbe passato il giorno dopo a consegnare il
pesce, Maria gli avrebbe offerto il caffè, Attanasio se ne sarebbe andato via
dopo un’oretta rosso e congestionato che l’altra Maria toglieva il respiro ai
suoi amori. Lei non li chiamava mai amanti, diceva che la parola amante suona
di triste e peccaminoso. Invece gli amori suoi erano amori che duravano qualche
decina di minuti ogni volta, ma di amore si trattava, sempre. Perché lei era
una donna onesta e senza amore non si sarebbe mai concessa. La Pisana si
divertiva sempre molto ad ascoltare le spiegazioni ardite della sua amica che,
nel frattempo, si era tolta lo scamiciato e aveva messo in mostra le belle
gambe lunghissime da vera normanna e il seno generoso a malapena contenuto
dalla parte superiore del castigatissimo costume nero di lana che diventava una
specie di zavorra quando faceva il bagno. Ma l’altra Maria non si allontanava
mai da riva benché avesse imparato a nuotare da bambina, quindi non rischiava
di morire affogata, trascinata a fondo dal costume. La Pisana aveva indossato
un costume che si era cucita da sola. Era di maglina con una fantasia in varie
tonalità di verde che ricordavano le onde del mattino presto. Lo aveva foderato
con una fodera di tonalità più scura e aveva nascosto l’attaccatura delle cosce
con un gonnellino, come ancora si usava in quegli anni. Le spalline larghe
sostenevano un reggiseno a fascia e lo stomaco e la pancia restavano ben
contenuti. Non che alla Pisana interessasse molto l’opinione del prossimo, ma voleva
stare bene con se stessa. Dopo poco che erano sdraiate, l’altra Maria comunicò
che andava a comprare il pane e magari qualche fetta di mortadella. I negozi
erano vicini alla spiaggia, quindi ci mise pochissimo a ritornare. Fecero il
bagno a turno perché non si fidavano di lasciare le loro cose incustodite. Poi mangiarono
i panini con la mortadella, buoni come quelli che faceva Don Noschero in paese.
Nessuna delle due parlò più. Si limitavano a guardare il mare, ognuna persa in
diversi pensieri. La Pisana pensava alla soddisfazione quando, quella mattina
prima di uscire, aveva scritto la cosa mille e sedici: “andare al mare con l’altra
Maria”. Aveva dovuto rimandare l’acquisto dei sussidiari, ma era contenta lo
stesso. Quando stava sdraiata in riva al mare, non che ci fosse stata molte volte,
le piaceva perdersi nel rullio delle onde, che le sembrava stessero parlando
proprio con lei. L’odore del mare era cosa rara, solo lì lo si poteva usmare. Un
odore che era un misto di salsedine, pesce, gigli marini, alghe. La mattina
passò così veloce che neanche si erano rese conto del tempo che sfuggiva
proprio come la sabbia tra le dita. L’altra Maria aveva prenotato anche un
tavolo nella trattoria da Vincenzo,
quando era andata a comprare i panini. Non che avessero proprio fame, ma non
potevano certo perdersi un pranzo di pesce! Non pensarono neanche a cosa
ordinare perché Vincenzo, che già conoscevano, portò in tavola un’insalata di
mare tiepida, seguita dagli spaghetti con le vongole e poi una gigantesca
grigliata mista con gamberi, calamari, pesce spada e spigola, una vera bontà. Dopo
pranzo tornarono in spiaggia e rimasero di nuovo in silenzio a guardare il
mare, fino alle cinque, quando andarono in piazza per prendere la corriera e
tornare a casa. Dato che la corriera faceva un giro lungo su in paese prima di
scendere dalle loro parti, preferirono scendere al Varco del Bufalo e farsi un chilometro, più o meno, a piedi. Era stata
una giornata perfetta, erano contente e si ripromisero di tornare a Cetraro
quanto prima. L’altra Maria era molto affezionata a quel luogo perché ci era
nata sua madre e a lei sarebbe piaciuto andare a viverci. Per uno strano giro
di eredità e lasciti la casa di famiglia era finita nelle mani di un vecchio
cugino di sua madre. Vecchio era vecchio, zitello era zitello, l’altra Maria si
teneva informata sulle sue condizioni di salute e decise che sarebbero andate a
trovarlo la settimana successiva. Preparò subito un biglietto che gli avrebbe
spedito la mattina dopo e tutta contenta se ne andò nell’orto a raccogliere
pomodori e peperoni per la cena.
Alla Pisana
non restò che continuare la strada fino a casa sua. Tutto era a posto, i panni
che aveva steso il pomeriggio precedente erano belli asciutti e profumati. Ancora
era troppo presto per pensare alla cena, così prese uno dei telaietti e ricamò
a memoria il mare e la spiaggia. Era proprio stata una bella giornata.
Mentre le
due Marie sono tornate alle loro abituali occupazioni, io sto ancora
gironzolando per Cetraro alla ricerca delle tracce della famiglia della marinota, la donna che veniva dal mare, così
era soprannominata la madre dell’altra Maria. L’aria è magnifica e profumata, e
il porticciolo delizioso. Chissà se esiste ancora la trattoria da Vincenzo, vado a vedere.
Oggi è
lunedì 28 giugno del secondo anno senza Carnevale e io gironzolo ancora in
compagnia della Cronaca 477.
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