Immagini del mondo in gioventù: un grappolo dì uva bianca e dolce mangiata non appena raccolta; un’anguria matura e profumata, comprata da Fragghiaco, nella sua capanna di frasche di granoturco proprio davanti alle fontane di Spezzano Albanese; dondolarsi sull’altalena grande, dove con una spinta forte si arrivava oltre il crinale del burrone e sembrava di volare.
Maria la
Pisana scrisse nel quaderno delle cose queste immagini del mondo, non sapeva se
fosse meglio una cosa soltanto o almeno tre. Decise per la cosa mille e
quattordici perché le erano venute in mente tutte insieme ed era forse la prima
volta che in tutta la sua vita si fermava a pensare alla sua gioventù, una
gioventù vissuta nel corpo e con fatica, con molti slanci e voluttà, ma senza
che mai i desideri del corpo prevalessero sul suo bisogno di solitudine. L’altra
Maria non aveva mai fatto mistero della sua passione per gli uomini e poi per
le gioie che diventare madre le avevano permesso di conoscere. La Pisana non
aveva mai avuto bisogno di provare le cose per conoscerle, le bastava
immaginarle. Questo era vero soprattutto per quanto riguardava la maternità,
per l’amore e gli uomini era stato diverso. Non lo sapeva nessuno perché Romeo,
sì proprio così si chiamava il suo bello, era partito per il Brasile a cercare
fortuna e nessuno aveva mai più avuto sue notizie, tranne lei che custodiva in
fondo al quaderno delle cose l’unica cartolina che lui le aveva inviato. “San
Paolo è bellissima, mi piacerebbe che tu fossi qui con me”. Maria non si era né
disperata né offesa per il silenzio infinito che era seguito a quel messaggio. Aveva
osservato, sempre in disparte e sempre in silenzio, come nascevano e morivano
le storie d’amore. Ed era sempre più convinta che l’amore fosse una questione
di gioventù, di corpi infuocati che si cercavano anche se era proibito, dalle
famiglie, dai padroni e dai parroci. Lei, Romeo lo aveva amato in tutti i modi
in cui una ragazza poteva amare e la prima volta che aveva deciso di cedere
alle sue continue insistenze, mise anche in conto che avrebbe potuto essere
solo per una volta e che poi, avuto quel che voleva, come metteva in guardia le
ragazze zia Annina, se ne sarebbe fatto vanto e poi sarebbe sparito. Ma anche
Romeo era innamorato della Pisana e custodì il loro segreto e fu pieno d’orgoglio
perché loro erano una coppia vera adesso, anche se non si erano sposati davanti
a un parroco, Dio gli era testimone che aveva intenzioni serie e che un giorno
avrebbe sposato la Pisana. Forse era colpa dell’estate che lei finiva col
pensare alla gioventù, forse perché le cicale e le rondini riempivano tutta l’aria
intorno, e poi c’erano tutti quei profumi. Chissà se Romeo era ancora vivo, se
si era sposato e aveva fatto dei figli con una bella ragazza brasiliana. Tanti compaesani
lo avevano fatto e quelli più ricchi tornavano al paese ogni due o tre anni per
sfoggiare mogli e figli. Alla Pisana non dispiaceva non avere famiglia, le
bastava quella dell’altra Maria, dove tutti la consideravano come se fosse una
zia di sangue. Intanto che rimuginava sulle immagini di gioventù, dato che
aveva già finito tutti i lavori del mattino, andò a sedersi all’ombra del
pergolato con tutti i suoi attrezzi da ricamo e si guardò intorno. Quello era
il giorno dell’oleandro rosa, molto diverso per come i rami si tendevano verso
il cielo rispetto all’oleandro bianco che cresceva in riva all’acquaro davanti alla casa dell’altra
Maria. La seta che aveva comprato era della stessa sfumatura dei fiori e così
iniziò proprio da loro e il resto del mondo sarebbe cresciuto intorno. Era brava
con tutte le attività femminili, come le chiamava il parroco, ci si guadagnava
anche da vivere bene. Ma in quel giorno d’estate, tra il quaderno delle cose e
il ricordo di Romeo, sentì che c’era una mancanza, un vuoto dentro e che il
ricamo era come una merenda quando invece vorresti essere stata invitato a un
pranzo di nozze. Non era facile trovare le parole, Maria la Pisana lo sapeva
che il fatto di non avere studiato di certo non la stava aiutando. Decise allora
di andare in paese il giorno dopo, nella cartoleria-libreria della famiglia
Garofalo a comprare i sussidiari delle scuole elementari. Tanto nessuno avrebbe
immaginato che fossero per lei, avrebbero pensato che fossero per uno dei
nipoti dell’altra Maria. La cosa mille e quindici fu quindi: “comprare i
sussidiari dai Garofalo e anche tre quaderni per italiano, storia e geografia”.
Mentre sognava
i suoi libri di scuola e annotava mentalmente quello che avrebbe scritto nel
quaderno delle cose, le sue mani avevano finito gli oleandri nel ricamo, e
senza sapere come avesse fatto, vide che su di un ramo i fiori erano rossi.
Oggi ho
passato un bel pomeriggio con Maria la Pisana, i suoi ricordi, i suoi ricami e
i suoi desideri. Così questa Cronaca 475 di sabato 26 giugno del secondo anno
senza Carnevale, si ritira nelle sue stanze che risplendono di oleandri rosa e
sussidiari intonsi.
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