Questa mattina molto presto sono uscita per andare a passeggiare in spiaggia. Tutto era ancora argenteo intorno a me e il piccolo movimento delle onde non faceva altro che disegnare arabeschi sulla spuma e sulla sabbia umida. Ci sono tracce di piccoli granchi e le bolle delle vongole che se ne stanno ben nascoste. Ancora non ci sono i gabbiani, il cielo è vuoto di nuvole. E così mi rendo conto che le descrizioni sono un alternarsi di vuoto e pieno rispetto a un paesaggio che abbiamo già guardato, come se dentro di noi si fosse annidato un paesaggio platonico cui andiamo a riferirci ogni volta.
Il mare
più bello la mattina presto l’ho visto a Roskilde in Danimarca dopo una notte
insonne. Il mare più bello l’ho visto a Biarritz nei paesi baschi francesi e
l’ho visto al tramonto sulle spiagge degli sbarchi mentre il sole tramontava.
Ho visto il mare più bello nella Baia del Silenzio a Sestri Levante, la mattina
prestissimo con il primo chiarore dell’alba e il vuoto intorno. Ho visto il
mare più bello nel piccolo golfo di Camogli, mentre raccoglievo sassi e
scrivevo le poesie che sono poi confluite nel Sillabario della Luce. Ho passeggiato con mia madre sulla riva del
mare a Villapiana Lido una mattina di luglio del 1985 e sulla stessa spiaggia
ero tornata di corsa a tuffarmi da sola, mentre gli altri iniziavano a pranzare
nell’agosto del 1969. Ho visto l’oceano intorno all’isola di Mount Desert nel
Maine e intorno all’isola di Ouessant di fronte alle coste bretoni.
Ho sempre
interrogato le onde ed è la luce che mi ha risposto.
Ho sempre
interrogato la luce ma è il coro delle onde che si è avvicinato.
La luce
dà loro forma, ma sono le onde a dare voce a questo sentimento di pienezza e di
vita vera. Anche se la voce delle onde non è soltanto loro, perché è il vento
che si avvicina e si allontana dalla nostra verità di quel momento e scolpisce
l’occhio e lo sguardo più di quanto non sappiamo.
Tutte le nostre domande
Guardo
la prima onda e
la
interrogo: chi sei? Si
ritira
prima della risposta
e allora
vorrei fare la stessa
domanda
alla seconda, ma lei
è più
veloce: “Sono l’onda che
non ha
misteri, arrivo e mi
infrango
sulla stessa riva di
quelle
che mi hanno preceduto”.
Mi
aspetto una risposta uguale
da
quella successiva, visto che
le onde
tutte già conoscono
la mia
domanda. “Sono l’onda
che
custodisce i misteri e tu
non hai
abbastanza occhi
per
guardarmi dentro”.
Di che
natura sarà l’onda che
arriverà
terza nella mia conta?
“Da dove
arrivo la verità ha sapore
di ruggine
e mirto, il vento si
chiama
Maestrale, e tu non
sei
sulla rotta giusta per capire”.
Mi chiedo
quale dovrà essere
quella domanda
giusta per farmi
capire,
ma arriva l’onda gemella
della
precedente: “Non ci sono
verità
in questo mare, solo acque
profonde
e sconosciute, non
chiedere
altro perché non avrai
risposte”.
Alla fine capisco che
le onde
sono variazioni della luce,
e la
luce una fuga dell’essere
in fondo
al mare, dove il
buio più
profondo e verde,
fa
riposare le domande senza
un perché,
tutte le nostre domande.
Il mare
più bello l’ho visto al Lido di Venezia nel luglio del 1984, ospite nella casa
delle vacanze di un magistrato siciliano che l’aveva lasciata in eredità al
nipote. A Trieste ho visto le onde della Barcola, di Miramare e di Duino dove
ho cercato anche la voce di Rilke risuonare oltre le mura del castello e ho
scoperto che le voci non svaniscono nel vento ma restano custodite nelle pietre
e, a volte, riusciamo a liberarle con un solo tocco della mano.
Ho visto
il mare bello di Lignano Sabbiadoro nell’agosto del 1988 in vacanza con mio
fratello Alessandro, la sua ragazza Monica e il di lei fratellino Ivan. Piovve
per una settimana, tranne una mattina, dove l’acqua era fresca ma non fredda e
in spiaggia non c’era nessuno.
Ho visto
le acque verdi della baia del fiume Hudson e le rive selvatiche del delta del
Po. Ho visto il mare bello intorno a Lampedusa e intorno alle isole Aran, dove
cercato tracce delle coste bretoni.
Mi sono
innamorata delle spiagge delle isole toscane, soprattutto di quelle dell’isola
d’Elba, e delle spiagge ai piedi del monte Conero nelle Marche, e sono anni che
sogno di tornarci.
Con il
mare, le onde e la luce, con le isole e gli scritti di Camus, sento quanto sia
forte il mio legame con questa dimensione della nostra vita terrestre e marina.
Così continuo,
in questa Cronaca 441 di domenica 23 maggio del secondo anno senza Carnevale a
scrivere la lista dei mari, delle isole, delle spiagge che ho veduto e di
quelle che ancora non ho visto, per poterci andare, prima o poi.
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