Andammo
alla spiaggia dei Conigli la prima volta che viaggiammo insieme. La stagione
era appena all’inizio e ancora non c’erano turisti. La traversata da Agrigento
era stata tranquilla, l’approdo veloce e senza scossoni. Non conoscevamo ancora
Lampedusa all’epoca e le dittature tenevano ancor ben saldi gli abitanti
schiacciati nel giogo del loro potere, così i profughi arrivati in barca ancora
non erano una questione bruciante. Il piccolo hotel dove eravamo scesi dava
sulla spiaggia della Guitgia, bastava attraversare la stradina asfaltata e la
spiaggia deserta si offriva ai turisti con il porticciolo in vista. Era già
magnifica lì quell’isoletta, ma sapevamo che c’erano altre spiagge e calette da
andare a vedere e dove nuotare. Così decidemmo di visitarne una al giorno e
dopo la tranquilla esperienza della Guitgia affittammo una piccola auto
scoperta e arrivammo in prossimità dell’isola dei Conigli. Benché fosse ancora
mattina presto il sole si faceva sentire e fu un sollievo arrivare in riva al
mare e correre subito nell’acqua. All’epoca i nidi delle tartarughine caretta caretta non erano ancora
recintate, ma si veniva comunque avvisati e bastava stare attenti quando si
stendevano gli asciugamani. L’acqua era fresca e limpida come acqua di sorgente
e noi entravamo e uscivamo e ci riposavamo dopo avere nuotato a lungo. Facemmo il
giro dell’isola in barca nei giorni successivi, i pescatori cucinavano sempre
degli ottimi sughi con il pescato, si finiva il pranzo con una fetta di anguria
e si restava inebriati da un vinello bianco un po’ frizzante e dal sole e dal
vento. La musica di quell’estate fu l’album di Franco Battiato La voce del padrone, e non c’è canzone
che non mi riporti in un angolo di quell’isola.
Questo
piccolo racconto senza protagonisti mi è venuto in mente quando ho saputo della
morte di Battiato questa mattina, un artista che mi è sempre piaciuto e che ho
visto in concerto una sola volta a Milano, nel gennaio 1982 con mio fratello
Alessandro e nostro cugino Gianfranco.
Le spiagge
solitarie e l’estate sono da sempre al centro delle mie passioni, con le
spiagge di Lampedusa potrei iniziare una nuova lista come mi piace fare. Ma oggi
sto in bilico tra la mattina splendente che ci aveva restituito la primavera e
questo pomeriggio piovoso e ventoso più consono alla tristezza per questa morte.
È proprio vero che questi anni di pandemia si stanno portando via il meglio del
Novecento e anche la nostra gioventù.
Un colpo sull’incudine per liberare la poesia
Frammenti
di tempo che sono
riusciti
a splendere prima
dell’oscurità,
questo noi
siamo, e
per questo amiamo
le
stelle che cadono e i vulcani
che le
accolgono, là dove
trova
casa anche la poesia
e
aspetta che Efesto la liberi
con un
colpo sull’incudine e
la
affidi a Hermes e Apollo,
coloro
che la portano nel mondo
dei
mortali dove soffiano, ormai,
i nostri
venti della sera.
Con le
spiagge solitarie della mia vita, con le stelle, con la poesia, ricordo la voce
e le parole di Franco Battiato e so di non essere sola nel ricordarlo. Oggi è
martedì 18 maggio 2021, il secondo anno senza Carnevale.
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