Se ho
rafforzato una capacità durante i mesi di pandemia è l’esercizio della pazienza
insieme alla scelta della lentezza. Pazienza e lentezza sono doti contro
intuitive e che vanno contro usi e abitudini della nostra civiltà. Basta
guardare un film di venti o trent’anni fa e subito si vede quanto il linguaggio
cinematografico sia mutato, andando ad assomigliare sempre più a quello dei
videogiochi. La pazienza che ho rafforzato viene, comunque, da un grande allenamento
e dalla capacità di stare per ore inchiodata a leggere un libro o a scriverlo.
Questa pazienza viene premiata dallo stato di flow così come lo descrive lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi: il
mondo interno prevale su quello esterno che viene inglobato e la gioia della
creatività scorre nelle nostre vene. Ma questo processo non è detto che sarà
lento, anzi, forse sarà più frutto della
gioiosa impazienza che accompagna, appunto, la creazione.
Esercitare
la lentezza è una conquista, un piacere da costruire e ricostruire ogni giorno.
Per questo me ne vado a zonzo per le vie della città silenziosa che scalpita
per ricominciare a vivere almeno nei dehors
sui marciapiedi. Un modo efficace, almeno per me, è quello di fermarmi a
contemplare dei fiori, in particolare le rose, sia recise che ben ancorate al
loro cespuglio. Quando poi vado a passeggiare nella terra ai piedi delle
Montagne della Nebbia, non so mai cosa mi troverò davanti, perché è l’inconscio
che offre le immagini e guida i miei passi.
Dove le ombre camminano verticali
Non importa
cosa sto guardando,
se non
vedo immagino e continuo
a
camminare, così i molteplici
mondi
dove vivo giorno dopo
giorno
si fissano nella memoria
come
fossero uno soltanto. Ma io
so
sempre come riconoscere questi
diversi
piani di realtà che possono
confondere
lo sguardo e la luce, ma
non le
ombre che negli altri mondi
camminano
accanto e non sulle
strade,
dove invece brilla la luce
di
questo mondo dove sto scrivendo.
Anche le
rose hanno un profumo diverso e queste meravigliose che ho comprato oggi e
messo sulla scrivania, sono anche per celebrare un giorno diverso, dove ho
fatto la prima dose di vaccino e per ora sto bene. Il personale medico,
sanitario e volontario (la maggior parte persone giovani, ma ci sono anche gli
alpini in pensione) del Palazzo delle Scintille – un nome magnifico - è
efficiente, gentile e paziente, tutto è ben organizzato, si viene seguiti passo
passo ed è impossibile perdersi e non sapere dove andare. Non ero tranquilla
prima della vaccinazione ma credo che vaccinarsi sia un dovere nei confronti di
se stessi e delle altre persone, non ho molto altro da aggiungere a questo
semplice pensiero.
Oggi è
giovedì 13 maggio del secondo anno senza Carnevale e questa è la Cronaca 431,
il mio diario aperto al mondo, la cronaca del mondo che resta in me.
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