È liquida
l’aria di mattina quando piove e noi stiamo affacciati alla finestra e non
sappiamo se uscire o restare in casa. Prevale poi quel desiderio di andare a
prescindere dal tempo e la pioggia diventa la compagnia che addolcisce i nostri
passi nella città silenziosa. Ci sono luoghi che sono perfetti per la pioggia,
qui a Milano ne conosco alcuni. Il retro del teatro Dal Verme, con gli
ippocastani e i vecchi palazzi che offrono uno scorcio ottocentesco alla vista.
La casa in Pagano, ricoperta di glicine in primavera splende sotto il sole, ma
quando piove il lilla dei fiori smette di essere uniforme e sprizza tutte le
gradazioni di colore e il profumo è ancora più violento. L’angolo dietro il Duomo
dove fiorisce una magnifica magnolia bianca, quando piove la pietra assume una
sfumatura che contrasta ancor di più con i fiori bianchi e tutto diventa in bianco
e nero in un solo momento, mentre le magnolie di piazza Tommaseo resistono al
bianco e nero e fanno diventare rosa la pioggia che scende su di loro. Anche le
palme di via Lincoln assumono una diversa forma quando le si guarda attraverso
la pioggia. Nel giardino ci sono poi un enorme fico e un magnifico oleandro
rosa. I loro profumi si mescolano alla pioggia e attraverso il naso viaggiamo
in altri tempi e in altri spazi. La pioggia sotto il boschetto di betulle vicino
alla casa dei miei genitori, mi ha sempre trascinato a vivere nei giardini di Cechov
e i nuovi grattacieli che costellano la città, portano senza che lo si voglia,
a camminare nelle street di New York, in attesa di incontrare Woody Allen o
Audrey Hepburn.
Dove risplende la pioggia
Ogni luogo
rimanda a
un altro
luogo, ogni
profumo
è un profumo
che
abbiamo già usmato
e non ci
sono altre memorie
se non
quelle dell’infanzia
che
tornano e si insediano
anche
nel tempo presente.
Per questo
una stagione non
è che un
germoglio su di
un ramo
sconosciuto e i nostri
giorni
gemme di fiori e foglie
che non
sappiamo dire ma che
vivremo,
appesi come siamo
alla
nostra ragnatela di sensazioni
e voli
veloci, api impazzite che
si
tuffano in picchiata, nei girasoli
ebbri di
luce e nella pioggia
che
risplende e ride con noi.
Oggi
grandi passeggiate in zona Buenos Aires, adoro quegli antichi palazzi, con i
nipoti. Poi un ottimo brunch al Diana Garden dell’hotel Diana Majestic di viale
Piave dove mi sono sentita una felice turista nella mia città. Cibo eccellente
e servizio impeccabile con i camerieri allegri e simpatici, un’esperienza da
ripetere. E poi il Libraccio di viale Oberdan e qualche acquisto tra cui l’introvabile
DVD con la serie completa di Heimat di Edgar Reitz che ho conservato in VHS per
pura nostalgia e le poesie complete di Federico Garcia Lorca nel cofanetto
Garzanti che non avevo in questa edizione. Quanto mi piace passeggiare per le
vie della mia città, le Cronache ormai lo sanno e mi accompagnano volentieri. Anche
questa Cronaca 440 di sabato 22 maggio del secondo anno senza Carnevale,
beneficia della compagnia di una nuova poesia, un po’ glicine, un po’ magnolia.
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