Non ci
era riuscita al primo tentativo e neanche al secondo. Tagliare gli abiti per la
donna di pietra che dormiva in giardino non era semplice. Doveva immaginare
come ogni pezza di seta sarebbe caduta dalle spalle ai piedi e ridurre dove ce
ne sarebbe stata troppa e aggiungere per fare le pieghe che avrebbero coperto
le gambe. Tessa aveva dipinto la statua sino a farla sembrare una creatura viva
e addormentata. Cressida, la sarta, aveva anche scolpito il marmo, per lei
erano le forme a scaturire dalle mani, per Tessa i colori ed erano i colori che
disegnavano le forme sulla tela. Quando si guardavano potevano credere di
essere di fronte a uno specchio, anche l’idea della terza gemella di pietra
l’avevano pensata nello stesso momento. Erano poi andate insieme a cercare il
marmo e Tessa aveva guardato in silenzio mentre Cressida entrava nelle venature
e lasciava che quella sorella addormentata prendesse forma nella pietra che
avevano scelto per lei. Si erano interrogate a lungo su quale soluzione fosse
la migliore: scolpire anche la panca di pietra insieme alla dormiente o farne
due pezzi separati. Cressida decise per i due pezzi separati, se un giorno
avessero voluto portarla a casa e metterla a dormire in sala da pranzo, sarebbe
stato molto più semplice. Per la seduta scelsero una delle panche in pietra del
giardino, il contrasto con la statua sarebbe stato ancora più acceso e avrebbe
reso somigliante al vero la terza ragazza che in quel giardino abitava.
Questa vita di incendi e tramonti
Sorella,
sorella senza
voce e
senza destino,
non ho
abiti da poterti
prestare
così li cucio,
uno ogni
giorno e poi ti
vesto. Già
un giovane
uomo
torna a guardarti,
non ha
capito che il tuo
sonno è
l’origine stessa
della
tua vita. Non lo
faremo
entrare, non ancora,
ma è
necessario che gli
abiti
siano uguali tra noi
e te,
che mai ci parlerai
e
aprirai gli occhi e
respirerai.
Sorella, sorella
che
sogna ogni ora,
custodisci
per noi questa
vita di
incendi e tramonti,
questa
vita che nella pietra
trova
rifugio e nei nostri
colori
la più nuda verità.
Così abbiamo
imparato che le fanciulle sono tre e non due, che quella addormentata è la
replica esatta delle gemelle e che forse un giorno si sveglierà e si unirà a
loro nell’atelier, dove disegnano cartamodelli, tagliano le sete e i broccati e
poi indossano abiti identici al suo, tagliato per quelle spalle reclinate, per
quella schiena che chiama le rondini a posarsi e poi le invita a spiccare il
volo. In fondo al giardino le libellule sfiorano le ninfee e i cigni sfilano
aggraziati nel lago. La perfezione non è nello specchio, ma nel doppio che
gemelle hanno accanto.
Anche l’immagine
di questa Cronaca 425, di venerdì 7 maggio del secondo anno senza Carnevale, è
un dipinto di Andrey Remnev. Cosa accadrà alle gemelle, mi parleranno ancora?
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