Ci sono
almeno quattro ordini di giardini: quelli che circondano le case e i palazzi in
cui viviamo in questo piano di realtà; ci sono poi stanze che sono anche
giardini cresciuti nella penombra e nel silenzio, dove fiori e piante si
affastellano e dove un’altra anima riposa accanto alla nostra nelle lunghe ore
argentee che precedono l’alba o in quelle altrettanto lunghe che seguono il
tramonto, prima che la notte si riappropri del mondo. Ci sono poi i giardini interiori,
quelli dove dialoghiamo con la nostra anima, ci prendiamo cura di noi stessi e
dialoghiamo con la moltitudine che ci abita e creiamo giorno dopo giorno, il
senso del nostre essere al mondo. Ci sono poi i giardini immaginari, come
quello dove passeggio ai piedi delle Montagne della Nebbia, dove tutti i
giardini che ho amato sono confluiti e dove la mia anima si rigenera e trova
conforto. Ogni giardino ha una sua bellezza legata al tempo e al clima, nei
giardini primaverili la api impazziscono tuffandosi nei pollini, i fiori mutano
il colore del mondo e le rondini dominano il cielo. Il giardino estivo è il
regno delle cicale di giorno e dei grilli di notte e sono i girasoli a
impazzire di luce. In autunno il giardino piano si spoglia delle foglie, i più
preziosi ornamenti, e fanno capolino i rami nudi e i melograni, frutti della
stagione di mezzo. Poi, d’inverno, ecco che il giardino è un canto imparato a
memoria, un ricordo che teniamo vivo nel cuore e insieme alla neve che scende
piano, pure noi dormiamo e sogniamo il verde tenero delle foglie che saranno.
Nel giardino
che mi porto dentro, convivono sempre le quattro stagioni, ma la maggior parte
del tempo la mia anima oscilla tra il giardino primaverile e quello estivo. Non
è tempo per l’autunno, non ancora le rose chineranno il capo e si rassegneranno
alla stagione invernale. Perché ci sono rose che fioriscono quando fioriscono e
non sanno che novembre non è il mese della loro fioritura. Fioriscono e al
mattino sono coperte di brina, ma danno conforto a chi le guarda come se il
mese fosse ancora maggio.
Tra fiori
e frutti riempio la mia tavola e poi torno nell’orto che è una propaggine del
giardino e che nutre con delicatezza questa mia forma mortale. Oggi ho portato
a casa pomodori, zucchine fiorite, cetrioli carosello e menta. Respiro ogni
profumo, assaporo il mondo attraverso l’olfatto e viaggio nel tempo fino all’orto
di mia nonna in Calabria e oscillo tra quel passato remoto e il futuro sempre
ignoto che ci attende.
Nel mio giardino
c’è un angolo riparato accanto a una bella fontana che canta tutto l’anno,
tranne quando l’acqua gela e si presta a dare forma all’inverno. C’è una
panchina, c’è un tavolo e lì posso fermarmi a leggere, studiare e scrivere. A volte
ci resto anche se pioviggina per sentire la carezza dell’acqua sul mio viso e
poi rientro in casa e accendo il focolare per scaldarmi e asciugarmi.
Come se fosse sempre maggio
C’è un
giardino segreto in
ogni giardino,
quel centro
invisibile
che solo noi
conosciamo,
quel sole che
non
tramonta mai, quell’alba
ferma
alla nostra sinistra e
che
illumina il giorno nascente.
Dobbiamo
solo muovere
lo sguardo
e una via nuova
si
aprirà in quel giardino
misterioso,
ricco di fiori e
di
frutti, che chiamiamo
a volte anima, a volte
sogno e
altre volte
amore. Quell’amore
che
resta anche se ci
sembra
che l’inverno non
passi
mai.
Anche oggi
è stata una giornata meravigliosa in tutti i giardini della mia anima e in
quelli della mia fantasia, della città silenziosa e dell’Altipiano della Luna.
Il sole
è ancora alto e questo giovedì 20 maggio del secondo anno senza Carnevale, si
concentra sullo studio e sulla scrittura, mentre la Cronaca 438 starnazza con
le consorelle nel laghetto della mia immaginazione, mentre la poesia è una
nuova ninfea dalle sfumature rosate.
1 commento:
Sto leggendo "Sillabario della luce", ma sta finendo, allora ho cercato ed ho trovato il suo blog. Sono deliziata dalle sue parole: leggerla è un piacere che mi apre il cuore e la mente. Grazie per questi suoi regali
Simona Chiti
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