Il pittore varca la soglia ed entra nell’ampio salone d’ingresso dove due scale portano al piano superiore. Dietro le scale si intravedono tre porte e altre due ce ne sono a destra e sinistra dell’ingresso. D’istinto va a destra, forse perché la porta è socchiusa. Un’ampia finestra illumina la stanza dai soffitti a volta alti almeno cinque metri e i rotoli di tessuto, i drappeggi e i manichini sartoriali senza testa che sono avvolti in abiti incompiuti. Un grande tavolo da lavoro è al centro della stanza, ricoperto di cartamodelli e stoffe sgargianti. Sulla parete a destra della porta c’è un caminetto acceso con davanti due chaise-longue, la libreria contiene volumi antichi e diversi vasi di fiori sostano tra i tessuti, quasi volessero rubarne i colori. Nella parete di sinistra c’è un’altra porta aperta su un ambiente che pare essere un atelier d’artista con due intere pareti rivolte, a nord e a est, di vetro piombato. Si intravedono i cavalletti con i quadri iniziati, alcuni quadri appesi, un tavolo ricoperto di vasi di pennelli, alcune tavolozze e un altro tavolo più piccolo ricoperto di disegni e schizzi. Vorrebbe subito andare a curiosare nell’altra stanza, ma non può, non ancora. Ma dove sono le gemelle?
Non le
aveva notate subito perché si confondevano con i tessuti drappeggiati. Lo
stavano aspettando, raggianti negli abiti morbidi e ornati di rose. Ma oggi una
gemella ha i capelli di un rosso più intenso e vivace, sull’abito d’oro porta
un mantello che riprende il motivo delle lepri e di rami di bosso che sono
sulla parete. L’altra gemella indossa un abito nero dalla scollatura quadrata,
dove le rose sono adornate da un uccellino con il dorso azzurro che gli sembra
un martin pescatore, e da una libellula dorata. Il loro sguardo è aperto è
curioso, gli stanno chiedendo senza parlare perché lui sia arrivato sino a
loro. Ma non glielo chiedono davvero e lui non saprebbe rispondere, se non
dicendo che è il caso ad averlo condotto sino alla villa e i sogni confusi sino
ai loro volti così freschi e pieni di grazia. Vorrebbe chiedere loro la storia
della fanciulla di pietra che dorme in giardino. Ma sa che dovrà aspettare,
così resta fermo sulla soglia dell’atelier e aspetta un cenno. Ma nessun cenno
arriva, le gemelle non parlano e lui continua ad aspettare.
Dalle sfumature scopriamo il vero
Il mistero
ha forma di rosa in
questa stanza
dove il vento
non è
mai entrato. Dalla rosa
vera
puoi copiare le sfumature
di ogni
petalo, poi decorare
lo
scollo della tua veste e
chiamare
il martin pescatore
e la
cinciallegra ad unirsi alla
tua
corte. Ma se guardi meglio
capirai
che le rose sono sempre
vere e
profumano, così come
gli
uccellini e le libellule dorate
che sfidano
i tuoi pensieri mentre
dormono
sul tuo petto. Fuggono
le lepri
e fuggono i colori, il rosso
salta
dal fuoco sino al tuo
mantello
e io non posso che
guardare
tutte le sfumature. Dice
il vero
chi nota le somiglianze, ma
è nella differenza
che forgia
il
proprio sguardo.
Le ragazze
non parlano, così l’uomo si presenta con un mezzo inchino. “Andrey Remnev” e
non appena lo dice ecco che sembra uscito da un romanzo di Tolstoj. Com’è che
non conoscevamo questo principe sino ad ora? Si avvicina, ma le ragazze
continuano a tacere e quando, infine, è a pochi passi da loro, il bagliore del
caminetto svela che non sono le gemelle viste nei giorni precedenti. Sono anch’esse
due mirabili statue che paiono vive. Una risata proviene dall’atelier di
pittura, così capisce che si sono nascoste nell’altra stanza e corre verso di
loro.
Continuo
in questa Cronaca 427 di domenica 9 maggio del secondo anno senza Carnevale, a
scrivere una fiaba ispirata dai quadri del pittore russo Andrey Remnev, che
ringrazio, se mai dovesse finire su queste pagine e scoprire di essere
diventato l’involontario protagonista di una storia russa trapiantata a Milano.
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