venerdì 21 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/439. Inventario delle nuvole e dei pensieri

 


Scrivere delle nuvole, guardarle e fotografarle o dipingerle non è niente di eccezionale, ma è una delle mie attività preferite. Perché le nuvole sono imprendibili e mutevoli, quando abbiamo finito di descriverle già non esistono più, così come i nostri pensieri, le sensazioni e le emozioni. Le nuvole appartengono al passato come tutto ciò che è in nostro potere cantare. La particolarità delle nuvole, come dei fiocchi di neve, dove mai ne troveremo due uguali anche se potessimo restare per millenni con il naso all’insù a osservarle.

Nell’articolo “Le mille e una nuvola” sul suo bellissimo blog Didatticarte, che vi invito a esplorare, Emanuela Pulvirenti ricorda Gavin Pretor-Pinney autore di Cloudspotting:

“Cosa c’è di più bello di un cielo azzurro? Un cielo pieno di nuvole”.

Seguono poi immagini dei quadri di John Constable, Mallord William Turner, Caspar David Friedrich e Gustave Courbet. È un articolo talmente interessante che spesso vado a rileggerlo e a guardare le immagini che lo corredano.

Ma perché sono ossessionata dalle nuvole? Oltre che dal cielo, dalle foglie, dagli alberi, dall’acqua, dalle ombre, dalla luce, dal vento, dal mare e via elencando?

Osservare le nuvole non è solo godimento estetico, le immagini delle nuvole sono chiavi che aprono porte con serrature che non combaciano.

Quando guardiamo una nuvola, la seguiamo nel suo cammino, lento o veloce, poco importa, ecco che mille forme si manifestano e poi svaniscono e nel guardarle noi ci troviamo a immaginare, altre forme e altri luoghi.

Nel nostro nuvolario personale una nuvola non è mai soltanto una nuvola, una nuvola è una porta o una finestra e attraversandola giungiamo in un luogo rarefatto della mente dove pensiamo per immagini prima e per parole poi.

 

 

Una nuvola, due nuvole, molte nuvole

 

Osservare le nuvole è davvero

il lavoro perfetto per imparare

a guardare e poi a stare nel

tempo e nell’impermanenza

di tutte le cose, perché le nuvole

sono filosofe naturali e sanno

che le risposte stanno nelle domande

e nell’altrove, in tutti i luoghi da

cui proveniamo e in quelli verso

cui andiamo. Andiamo? Ma non

è certa la direzione e neanche

il senso. Come scriveva Jean Cocteau

per la poesia, lo stesso possiamo

dire di tutte le nuvole. A cosa servono

dunque le nuvole? Sono indispensabili.

Ma non so per cosa.

 

 

Oggi ho guardato molte nuvole, nel cielo, nei quadri, nelle fotografie e sono piena di gioia. Sì perché le nuvole mi fanno questo effetto e anche i pensieri sono più leggeri dopo averle guardate.

Questa è la Cronaca nuvolosa numero 439 di venerdì 21 maggio del secondo anno senza Carnevale, le nuvole della fotografia sono antiche nuvole del 2013 viste a Torri del Benaco sul lago di Garda.

Nel nuvolario delle Cronache, ogni Cronaca cerca la sua poesia e la sua nuvola e io mi incanto a guardarle sdraiata sulla mia.

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