venerdì 30 luglio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/509. Una galassia che ruota, una costellazione, un sole sconosciuto

 

L’inizio di ogni viaggio era una festa, si comprava la cartina del paese che avevamo voglia di visitare e una guida, Michelin o Touring. Si decidevano poi il giorno della partenza da Milano e quello del ritorno. Tutto il tempo in mezzo, da una a cinque settimane, era da inventare giorno dopo giorno. Di quei primi viaggi amavo proprio il non sapere cosa sarebbe accaduto, le persone che avremmo incontrato, i luoghi nuovi che avremmo visitato, il cibo nuovo che avremmo assaggiato e sotto quale cielo avremmo dormito. Il riparo notturno erano piccole tende canadesi, si dormiva nei sacchi a pelo, qualche volta si cucinava sul fornello a gas, prima il sugo e poi la pasta. Partivamo sempre con due borsoni di libri, un taccuino, pochi abiti comodi, qualche scatola di spaghetti, lattine di pelati, sale, olio e peperoncino. Viaggiare significava uscire dalla propria pelle, sottrarsi agli stessi cieli che ci conoscevano dalla nascita, cercare un senso alla vita adulta che si stava presentando, sfuggire al controllo delle famiglie.

Fu durante uno di quei remoti viaggi che provai per le prime volte quel senso di sgomento cosmico, un miscuglio di inquietudine, finitudine e immensità dell’universo intorno a me. Una volta mi accadde a Narbonne plage, in un campeggio dove c’eravamo solo noi e una famiglia tedesca con due bambini piccoli. Aveva piovuto quasi tutto il giorno, avevamo mangiato solo un panino per pranzo, ma eravamo troppo stanchi per andare a cena in un bistrot. Così preparammo uno di quei piatti di spaghetti da vacanza che erano una pallida imitazione di quelli che si mangiavano a casa. Prima di cena mi allontanai da sola a passeggiare sulla spiaggia, vasta, vuota e grigia, come il mare e come il cielo. Provai un senso di vertigine e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Intorno era come se l’intera galassia fosse ruotata per mostrarmi che, in quasi tutte le angolazioni, ero a testa in giù e che le stelle non danzavano sopra di me, ma il cielo stellato era un diverso mare nel quale non sapevo nuotare, non ancora, almeno. Non condivisi quella singolare esperienza con i compagni di viaggio, ma subito dopo cena andai a rinchiudermi nella mia tenda. Avevo bisogno di un guscio protettivo intorno a me e persa nella visione di quell’oceano stellato, mi addormentai, tranquilla. Fu proprio durante quei viaggi, che interrompevano la routine quotidiana fatta di lavoro d’ufficio, studio matto dopo il lavoro e scrittura e lettura fatte di notte, che imparai a lasciarmi andare alla sensazioni che mi avvolgevano o mi precipitavano addosso dalla natura circostante. Il vento, il cielo, le nuvole, il mare, le onde, la pioggia, gli alberi, che già appartenevano al mondo degli amori infantili, scavarono nel mio immaginario quei luoghi che negli si sono riempiti di immagini, di suoni, di gioia e di sgomento. In questi due anni di pandemia i viaggi sono stati soprattutto immaginari o ricordati, molti ricordi di ciò che ho visto e vissuto. Non so dire se la fonte di consolazione principale sia la memoria o l’immaginazione, ma so che tutti quei mondi, visti, sognati, immaginati, scritti e ricordati, vivono in me, sono parte di me. Come se anch’io fossi una galassia che ruota, come se insieme non fossimo che costellazioni o il sole remoto di un sistema solare ancora sconosciuto. 




Quanto mare è nascosto in me?


Mi sorprende ogni 

volta sapere che tutte

quelle immagini stanno

al chiuso, in un posto 

invisibile come il mio 

cervello che non vedo,

mentre vedo quella

spiaggia francese e

le onde di quel mare

serale che mi inquietava.

Quanto mare è nascosto

in me? Quante nuvole

non possono più andare

libere in quei cieli? Eppure

so, che in questo microcosmo,

nessuno ha nostalgia di

quella libertà. Nessuno, 

perché essere vivi in

un ricordo o in una poesia,

è molto più che essere

stati quel giorno, in quel

tempo, su quella spiaggia. 




Così accompagno al suo declino questo venerdì 30 luglio del secondo anno senza Carnevale, mentre questa Cronaca 509 è tutta orgogliosa di essere una galassia e una costellazione.


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