Giorno dopo giorno e notte dopo notte, nostalgie improvvise ci assalgono e non sappiamo tenerle a bada, soprattutto se è estate, soprattutto col buio. La nostalgia si nutre di solitudine e la solitudine ama circondarsi di nostalgia, soprattutto se è estate. Ma non solo di nostalgia per ciò che è stato e mai più potrò essere, ma anche di nostalgia per ciò che non è accaduto, quella che i poeti romantici tedeschi hanno definito Sehnsucht.
Tutti
questi sentimenti non si animano in un piano di realtà, ma vivono di
immaginazione, della nostra immaginazione e dei fantasmi, veri o inventati, che
la abitano.
Ognuno
di noi ha il suo modo di struggersi e di desiderare, a me accade soprattutto
nei pomeriggi di pioggia, ad altri, come il poeta Mark Strand, è il mare di
notte a essere foriero di nostalgia.
Mare nero
Una
notte serena mentre gli altri dormivano, ho salito
le
scale fin sul tetto di casa e sotto un cielo
cosparso
di stelle ho guardato il mare, la sua distesa,
le
creste mobili spazzate dal vento che divenivano
lacerti
di trina lanciati nell'aria. Ristetti nel sussurro
protratto
della notte, in attesa di qualcosa, un segno, l’approssimarsi
di
una luce distante, e immaginai che ti facevi vicina,
le
onde buie dei capelli che si fondevano
con il mare,
e
il buio si fece desiderio, e il desiderio la luce incipiente.
La
prossimità, il calore momentaneo di te mentre stavo
lassù
da solo a contemplare le ondate lente del mare
frangersi
sulla riva e farsi per un poco vetro e scomparire…
Perché
credetti che saresti uscita dal nulla? Perché con tutto
quello
che il mondo offre saresti dovuta venire solo perché io ero qui?
Non
sappiamo chi fosse la donna cui il poeta si rivolge, ma con questa poesia, ecco
che il nostro castello interiore di fantasmi e rimpianti ha accolto anche
questa donna sconosciuta, qui nella Cronaca 494 di giovedì 15 luglio del
secondo anno senza Carnevale. La poesia è tratta dal libro Uomo e cammello, traduzione di Damiano Abeni, Mondadori 2007.
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