Tra le cose che amo dell’estate è passare più tempo possibile nell’orto. Nell’infanzia ho frequentato l’orto di mia nonna paterna, di zio Giacomo e del cugino Rodolfo in Calabria. A Milano e dintorni, l’orto del fratello minore di mia madre, zio Antonio.
Chi
è cresciuto a contatto con la terra non se ne staccherà mai davvero. Ricordo
quando mia madre poteva ritornare a occuparsi degli ortaggi altrui e così,
ritornava bambina. E sul suo grande balcone aveva un giardino fiorito come non
se ne vedevano altri.
È
molto faticoso tenere un orto, è tutto uno zappa, pianta, sarchia, innaffia e
pota. Si aspetta con trepidazione lo spuntare dei germogli dalla terra, si
temono i grilli talpa quanto le cavallette bibliche. E si finisce con il
parlare con i pomodori, con i peperoni, con le melanzane, le zucchine e il
basilico. Portare in tavola quel che si è amorosamente coltivato è una delle
più grandi soddisfazioni della vita, non vi è alcun dubbio. È bello andare nell’orto
prima che il sole si alzi e quando inizia a tramontare, respirare quel profumo
inconfondibile della terra bagnata, man mano che si innaffia e intanto
immaginare cosa mangiare crudo e cosa mangiare cotto. In città non è
altrettanto facile stabilire un contatto con il nostro cibo. Ma per il basilico
non è impossibile.
La terra che era
mondo
Ho scavato nella terra
con
le mani già sporche
d'inchiostro.
Ho
scavato fino al giusto
fondo
dove dimorano ora
le
piccole radici
e
racchiuso tutto intorno
quella
terra che era mondo.
Le
foglie si alzeranno
si
apriranno verso le nuvole
invidiose
del loro colore
desiderose
di andare e stare.
A
sugo quasi pronto spezzerò
qualche
gambo e laverò
le
foglie nell'acqua corrente.
L'estate
è profumo di basilico
e
ringhiera.
Alternare la scrittura, ecco le mani sporche d’inchiostro, alla cura del basilico cittadino è un’attività comunque piacevole e foriera di soddisfazioni. La terra si mescola con l’inchiostro e le mani sono mani che hanno lavorato e che hanno creato, mentre fuori l’estate ha tinto ormai ogni cosa e ci fa maturare, piano, come i pomodori.
Oggi è lunedì 12 luglio del secondo anno senza Carnevale e questa, profumata di basilico e pomodoro, è la Cronaca 491. La poesia è tratta dal mio primo libro Il calvario della rosa, Moretti&Vitali, 2004. Oggi è anche il giorno dopo la vittoria degli Azzurri ai campionati europei. Che dire di più e di nuovo? Nulla, se non viva l'Italia!
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