La terra è sabbia, bianca, rosa, nocciola, grigia, in riva a mari e oceani. La terra è fango dopo la pioggia, è bello saltarci dentro come si faceva da bambini. La terra è nido dei semi, nutrimento degli alberi e dei fiori. Una delle esperienze più appaganti è mettere a dimora le piantine di pomodoro, basilico, zucchine, peperoni e melanzane, le insalate e le altre erbe aromatiche. È bello affondare le mani nude nella terra, sentire l’aroma che si sprigiona e l’invisibile legame con chi ha compiuto o sta compiendo i medesimi gesti, con quella stessa terra, in un altro tempo. La terra non malleabile la chiamiamo pietra, sasso, macigno, se è molto grande sarà una collina o una montagna. Con la terra impastiamo l’acqua per farne anche mattoni che con la pietra e il legno sono gli elementi di base delle nostre abitazioni. Se facciamo incontrare la sabbia al fuoco ecco che potrebbe nascerne del vetro, vetro trasparente che la luce attraversa sino ad arrivare alle foglie. Mi sorprende sempre sentire come gli elementi siano in profonda relazione tra loro e possano diventare oggetti per la creazione della poesia. Il poeta assomiglia all’alchimista perché crede nelle proprietà segrete della materia e nel potere evocativo della parola, così nascono le poesie, materia e parola che danzano intorno al fuoco delle immagini.
Nascere dove il fuoco
starà bruciando
Il
fuoco, proprio quel
fuoco,
è acceso e brucia,
ci
chiama a danzargli
intorno,
presi nella vertigine
della
materia e della parola.
Brillano
tra le fiamme, solide
e
fatte di vento, le immagini
che
abbiamo raccolto come
le
api fanno con il polline. Ora
è
piena la nostra arnia, possiamo
sciogliere
i dubbi e lasciare
alla
poesia di indicarci una
nuova
direzione, proprio ora
che
ci siamo smarriti, proprio
ora
che l’autunno soffia sulle
nostre
fiamme e chiama
l’inverno
a portarci nel luogo
bianco
dove non siamo nati,
dove
nasceremo se brucerà
ancora
tutto questo fuoco
di
scintille e immagini vere.
Ora
è la stagione della semina e poi del riposo, la terra ha accolto i semi del
grano, abbiamo raccolto la legna per affrontare l’inverno, guardiamo i
melograni splendere, quasi pronti a essere raccolti e ci chiediamo quanto sarà
freddo l’inverno che viene, quanto sapremo aspettare il ghiaccio e l’attesa, un’attesa
fatta di molte immagini e di poche parole.
Oggi
è lunedì 25 ottobre del secondo anno senza Carnevale e la sua Cronaca 596 danza
intorno al fuoco e recita poesie a memoria.
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