Amo quelle mattine chiare che l’alba disegna nel giardino addormentato. Amo anche i tramonti che stravolgono il cielo e strappano i colori dal cuore della luce. Amo la luce, senza condizioni, il mondo fragile che illumina, noi che non possiamo nasconderci. Siamo tutti come piccole parole sparse su un foglio troppo grande. Chi ha iniziato a scrivere e poi ha perso il filo? Ma non è importante scoprire chi sia il narratore, neanche queste piccole parole sono importanti, perché il foglio bianco è un campo innevato e le parole impronte di uccelli notturni che hanno preso il volo. Amo anche la grande luce gialla che annuncia la sera e invita il sole al ritiro notturno. E amando la luce non potevo rifiutare l’appello dell’ombra e del buio, che non sono la stessa cosa. Se nel buio la luce è assente, è altrove, nell’ombra la luce è solo nascosta ma è ancora nel suo regno che ci stiamo muovendo. Posso lasciare la casa bianca alle mie spalle e avventurarmi nel muto giardino, calpestare i miei stessi passi e restare in questo silenzio, in questa stessa attesa che mi hai insegnato quando l’estate era nel suo pieno fulgore.
Frammenti di ciò che
ancora non è stato
Scriverò
la lettera di questo
giorno
solo quando sarai
arrivato,
sarà una lettera
consegnata
a mano e a
mano
scritta, non ci sono
che
le mie mani e il foglio,
la
penna e l’inchiostro tra
il
mio cuore e il tuo, e questa
luce
che avvolge le parole,
una
carta leggera, un desiderio
e
il tuo sogno, senza descrizioni,
colto
nel centro della notte e
trasportato
in questo cerchio,
un’elegia,
un cammino, tre nuvole
e
queste poche parole, frammenti
di
ciò che ancora non è stato.
Il giorno che sta passando l’ho trascorso a cercare indizi per la vita aperta che niente, non il tempo, non la distanza possono contenere. Non ci sono addii, non conchiglie, ma molte onde di questo mare. A Pietroburgo ci incontreremo di nuovo, come scriveva Mandel’štam, ci incontreremo nel giardino della residenza invernale abbandonata dallo zar quando ancora le notti erano bianche. E tutti gli indizi, terrestri e celesti, mi portano sempre nello stesso luogo, dove potrò respirare la tua stessa aria, anche se sarà solo un sogno a rendere conto di questa lontananza.
Oggi
è lunedì 11 ottobre del secondo anno senza Carnevale, e questa Cronaca 582
prosegue nella giornata a leggere i poeti russi e a decifrare il cielo.
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