Qui
dove la pianura è piatta e sogna il mare, qui, proprio qui, dove c’era il mare
in un’era che nessuno sguardo umano ha potuto cogliere. Qui, proprio qui, arriverà
l’oceano, coprirà le terre emerse e di nuovo nessuno sguardo umano potrà darne
conto. Scompariranno il legno, la pietra e il focolare. Nessuna casa potrà
resistere e anche il vento sarà costretto a cambiare il proprio cammino, perché
non ci saranno le città a deviarli, non gli alti palazzi, non le montagne, di
cui resterà solo qualche cima e nemmeno un altipiano. La pioggia avrà lo stesso
colore del mare, una tazza antica color ruggine galleggerà tra quelle onde e
pesci preistorici torneranno in vita. Dove non ci sono terre emerse la specie a
due zampe non sopravvivrà, inutile illudersi di un destino diverso. Saremo solo
ricordi intrecciati alle alghe e i dorsi dei libri saranno diventati rifugio
dei piccoli paguri fosforescenti. Non ci sarà più la riva dove ti fermavi
padre, nessuno dei tuoi figli e nipoti avrà raccolto le tue spoglie, non ci
saranno i tuoi occhi e il tuo naso nelle nuove generazioni e non ci saranno la
tua bocca madre, né le tue mani. Nessuno nella vostra discendenza starà
cercando di rubare la luce, nessuno si nasconderà dietro il fuoco, neanche
quando l’orso e l’alce cammineranno fianco a fianco. Nessuno conoscerà più la
parola della creazione e neanche i fantasmi cercheranno rifugio sull’isola. Perché
non ci saranno né isole né casa, e senza case i fantasmi non possono ritornare
a varcare la soglia di questa realtà.
Se le stelle dimenticano
di custodire il tempo
Le
profezie escono dalle
parole,
ma le parole sono
povera
cosa senza una
voce
umana che le possa
pronunciare.
Salde nella
bocca,
aggrappate al foglio
queste
sillabe autunnali che
il
mondo avrà dimenticato
dopo
che tu le avrai pronunciate,
dopo
che io le avrò custodite a
dispetto
delle ere e delle stelle,
perché
tutto il tempo sarà
chinato
a cercare la porta
della
nostra casa.
È
quasi impossibile immaginare un mondo dove non avremo presenza e voce, per
questo fantastichiamo e teniamo salde le poche certezze che la luce ci insegna:
leggere poesie in una lingua antica, dire il sale, dire il fuoco. Non avere
paura, non guardarsi mai indietro.
Oggi
è venerdì 15 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 586
continua a vaticinare come fosse una Pizia e la città silenziosa un vaso che
non riusciamo mai a riempire.
1 commento:
Beau texte automnal de notre chère poétesse !
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