Il
marciapiede della piccola strada che porta verso la casa vuota è già pieno di
ricci delle castagne matte che sono caduti. Ne raccolgo una e la metto in
tasca. Mi hanno insegnato da bambina che queste finte castagne, frutto
dell’ippocastano, sono efficaci amuleti contro il raffreddore. Ne raccolgo una
seconda, perché bisogna sempre regalarne una, anche se ancora non ho deciso a
chi. Mi fermo a guardare le finestre della casa che era murata e lo è stata per
trent’anni e poi, l’anno prima della pandemia, l’hanno ristrutturata, pitturata
di un tenue color tortora, hanno montato imposte rosse e poi l’hanno chiusa e
nessuno vi abita, neanche adesso. Però ci sono inequivocabili segni di vita,
qualcuno si sta prendendo cura del giardino, ha potato le rose, piantato nuovi
cespugli perimetrali, e anche diversi alberi, aceri, ippocastani, tre palme.
Tra qualche decennio sarà un giardino bellissimo e si intravede nel prato il
sentiero di ghiaia che porta a una piccola radura con una fontana e due
panchine. Un giorno, in un futuro lontano, qualcuno sarà seduto all’ombra di
quelle palme e ascolterà il canto leggero dell’acqua, non sentirà bisogno di
parlare, ascolterà quel silenzio fatto dalla tessitura di tutti i silenzi che
si saranno fermati a riposare.
Neanche
le rondini saranno lige quanto i silenzi nel ritornare ogni anno in quello
stesso luogo dove sono nate. Non ho scoperto solo oggi che anche i silenzi
hanno un luogo d’origine, ma oggi è così chiaro, evidente, imprescindibile.
Dove nasce il
silenzio
È
diverso il nido del silenzio, perché
non
cerca riparo sotto un tetto questo
silenzio,
non esce al tramonto, non
svolazza
nel fresco mattino. È un nido
fatto
d’aria, fatto delle parole, di
tutte
le nostre parole, dette o
non
dette. Poi si alzano in volo
farfalle,
sono i nostri pensieri,
tinti
di azzurro e oro.
Mi
giro la castagna matta in tasca, fa freddo oggi, posso tornare a casa,
accendere il fuoco, preparare il tè, respirare il profumo dell’autunno e
sedermi al tavolo della cucina a scrivere questa Cronaca 578 di giovedì 7
ottobre del secondo anno senza Carnevale.
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