Oggi ero preparata ad accogliere un’altra domenica di pioggia, ma il sole ci ha sorpresi nella città silenziosa, dopo il sabato ottobrino ecco che una domenica deliziosa si è dispiegata davanti a noi. Ma io continuavo a vedere bambini che correvano nella pioggia, lontani dagli alberi e più veloci del fulmine che si è nascosto tra le foglie. Forse per questo hanno tutte cambiato colore, sono di ruggine sui bordi esterni e solo verso l’albero mantengono ancora quel sentore di verde che ricorda la lontana primavera. Ma non c’è tristezza nei miei occhi e neanche nella loro caduta, la pioggia è ineluttabile, ma non siamo noi a poter chiedere al cielo il momento preciso. Neanche le foglie conoscono il momento della caduta, ma sono pronte e si lasciano andare con grazia. Con la grazia assoluta di chi conosce il giro delle stagioni, con la gioia di chi conosce il sole più caldo dell’estate e la prima nebbia che indugia sul terreno in queste mattine.
Quando il sole ci
scaldava
L’opera
deve essere compiuta,
tutto
intorno stanno le ultime
foglie,
al centro il tronco che
si
contrae e lascia che il vento
porti
futuro dove il passato non
ha
peso e memoria. Presto tutte
queste
foglie saranno cadute,
presto
saranno spogli i rami.
E
noi avremo dimenticato,
perché
lo sguardo sarà tutto
per
il cielo nudo e le nuvole
in
fuga. Arriveranno i germogli,
sarà
primavera, ma prima avremo
dormito
sulla terra nuda e
dimenticato
che il sole era più
lontano
quando ci scaldava.
Mentre
avanziamo nel sole, con gli occhi chiusi, sentiamo i bambini che ridono e
corrono ancora nella pioggia indecisa di questo mese. Se apro gli occhi passano
ciclisti in fuga e una banda intona una marcia trionfale lontano dalle rive del
Nilo. Non ci sono fiumi in questa terra,
solo
case disabitate e compleanni, solo ricordi di giorni che non sono mai stati.
Oggi è domenica 10 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 581 ha già preparato il nido per l’inverno, arruffa le piume e chiude gli occhi con me, per vedere i bambini che corrono nella pioggia.
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