Basta poco per rallegrare una giornata piovosa? Sì, basta poco, almeno per me. Oggi ho visto qualche foto del matrimonio di una splendida giovane donna, Agnese, con la quale ho avuto il piacere di lavorare qualche anno fa. Ma che belli lei e suo marito Andrea, così pieni di gioia e di futuro. In tutta la luce di queste immagini, la pioggia è passata in secondo piano.
È
bello vedere altre persone gioiose, i gattini che giocano, i fiori che
sbocciano, le stagioni che mutano, i bambini che vengono al mondo. Sono i
cambiamenti a renderci gioiosi, quei cambiamenti che inverano quelle che erano
solo promesse e speranze. Una nuova realtà si manifesta e noi possiamo provare
gioia anche se non ci riguarda direttamente. Questo mi accade anche quando
leggo un nuovo libro che mi piace, quando posso ammirare l’opera dell’ingegno
umano in una nuova storia che mi avvince, come mi accade quando leggo a voce
alta il romanzo di Elisabetta. Mi accade quando studio, mi accade quando scrivo,
quando alzo il viso verso il cielo nuvoloso e amo le nuvole più dell’azzurro
che nascondono, mi accade quando amo l’azzurro e non ho nostalgia delle nuvole,
mi accade quando leggo le poesie del mio amico Danilo.
Capita,
a volte, di incontrare persone incapaci di provare gioia per la gioia altrui,
persone che arrivano a provare invidia anche se i traguardi raggiunti dagli
altri non appartengono al loro orizzonte. Nei luoghi di lavoro, purtroppo,
questo accade molto spesso anche se ho notato che sovente queste persone, oltre
a provare un’invidia senza nome, amano dare cattive notizie al prossimo e se
commentano i fatti del giorno è solo sulle notizie nefaste che si concentrano. È
meglio stare alla larga da questa triste tipologia di umanità, quelli che si
abbeverano nella tristezza altrui e ne godono, così come ci sono molte persone
che amano circondarsi di collaboratori capaci e di premiare poi quelli meno
brillanti, umiliando ogni qual volta possono le persone in gamba, arrivando a
godere, perché sono dei sadici, narcisisti e manipolatori, delle umiliazioni
che infliggono. Di certo vi è venuto in mente qualcuno tra i vostri e le vostre
colleghe, così come tra i capi, che ha questo modo di relazionarsi col mondo. Non
dategli retta e compatiteli, non sono persone capaci di abbandonarsi alla gioia,
si nutrono di malessere e disperazione che hanno contribuito a creare. Ma la
gioia no, non sono in grado di provarla, né di provocarla, tristi figuri
appagati solo dal piccolo potere che viene loro dal ruolo e non da una reale
autorevolezza. La gioia è al di là del loro orizzonte, perché hanno occhi
troppo piccoli per poterla contemplare. Non si fidano di nessuno questi tristi
figuri e conoscono solo la manipolazione, la seduzione e la piaggeria nei
confronti dei potenti perché credono di vedersi in questi sguardi ciechi,
annebbiati dal potere.
Il giardino dove le
rose rifulgono
Quando
la rosa fiorisce, non
teme
l’oleandro di sfigurare.
Diverso
è il colore dei suoi
petali,
diverso il profumo e
non
certo seducente come
quello
che la rosa fiorita
emana.
Ma così come
la
rosa fiorisce senza un
perché
e dona bellezza al
mondo,
così l’oleandro occupa
il
diverso spazio ai bordi dei
giardini,
lungo le autostrade,
resiste
al vento e al sole più
crudo,
perché sa che la rosa
è
delicata e ha bisogno di
giardini
appartati che l’oleandro
meridiano
custodisce, perché
le
rose possano rifulgere in
tutta
la loro fragile bellezza.
Certi
giorni mi basta davvero poco, l’immagine di una giovane sposa che sorride, il
rombo del tuono così fuori stagione, per essere piena di gioia e di
gratitudine.
Oggi
è lunedì 4 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 575 è
acquattata nel giardino degli sposi perché vorrebbe acchiappare il bouquet di
Agnese.
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