Non
so perché ma mi accorgo spesso del tramonto perché sento un cane che abbaia in
lontananza. Questo mi accade non solo nella città non più silenziosa, ma
accadeva anche quando passavo l’estate in campagna, le vacanze di dicembre a
Orta San Giulio o a Santa Caterina Valfurva. Il cane che abbaia è sempre per me
una porta che si apre e in rapida sequenza vedo il paesaggio delle colline che
si appoggiano alla Montagna Magna tra i comuni di San Marco Argentano, Fagnano
Castello e Roggiano Gravina in Calabria, la cittadina di Orta e l’isola di San
Giulio, la Valfurva con Bormio. Ma cosa accade subito dopo le immagini che
tornano insieme all’abbaiare del cane in lontananza? Prima di tutto devo notare
che le immagini non sono mai le stesse, variano le altezze, le angolazioni, il
clima, l’intensità della luce, la vegetazione. Poi sono gli odori che tornano
nelle narici: legna bruciata, fichi maturi, oleandri in fiore, castagne sul
fuoco, neve appena caduta, temporale estivo. Così mi tocca riconoscere che
interi mondi abitano tra le narici e gli occhi e se ne stanno acquattati in
attesa di un cane che abbaia in lontananza. Quando sono a Milano, soprattutto
in autunno e se non piove, insieme al cane, alle foglie che cadono, alla luce
che scema, sono le prime note del Köln Concert di Keith Jarrett che accolgono
nelle mie orecchie la notte che viene.
La musica che cambia
e non cambia
Lo
so, lo so che ogni
memoria
è una costruzione,
per
questo mi piace
vedere
e sentire cosa
ci
sarà di nuovo ogni volta
che
un cane in lontananza mi
annuncia
il tramonto.
Non
è strano sapere,
quando
ricordiamo, che
siamo
lì in quello spazio
remoto
e qui, proprio qui
nella
nostra stanza, sedute
alla
stessa scrivania dove
per
la prima volta, secoli
fa
abbiamo ricordato quelle
colline,
i fichi maturi, la pioggia
d’estate
e la musica che cambia
e
non cambia a seconda se
mi
lascio prendere dalla nostalgia
o
dal desiderio di ascoltarla
una
volta ancora.
Un
paesaggio non è mai soltanto un’immagine, non è solo un ricordo è anche la
cornice che il nostro sguardo ha costruito, è l’intenzione con cui abbiamo
guardato, la caparbietà con cui vogliamo ricordare e scrivere. Non è vero
Fiammetta, Maria Teresa, Letizia, Giusy, Lucia, Paola, Stefania, Susanna,
Giorgio e Lorenzo, compagne e compagni d’avventura in questa esplorazione del
paesaggio del romanzo?
Oggi
è sabato 23 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 594 è
barocca nelle intenzioni e razionalista nella stesura. Sta ancora camminando
per Milano, alla ricerca di un nuovo punto di vista.
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