Dopo
il primo giorno di scuola, ecco che arriva il secondo giorno di scuola.
Qualcosa è già irrimediabilmente cambiato in noi, non torneremo mai più in
quello stato di grazia delle cose che devono accadere, siamo già nell’orizzonte
del tempo dove ogni gesto è ripetizione. Ma non importa perché dovranno passare
anni, molti anni e molti libri prima di poter tracciare una linea e un punto e
affermare di avere imparato qualcosa.
Ma
oggi è stato il secondo giorno di scuola, un giorno dove l’autunno è in uno
stato di grazia tale che pensa di essere estate.
Quelle rose
addormentate in fondo al nostro giardino
Nella
grazia della foglia che
cade,
nel sorriso dell’ignoto
passante,
nella corsa cieca
del
bambino, esita questa
stagione
e respira e si ferma:
crede
di essere ancora estate
questa
azzurrità ottobrina
e
io posso fingere di essere
una
rosa e poi, soltanto poi
una
mela, quella mela, rossa
ed
eterna che Cezanne ha
messo
in posa sul suo tavolo
e
poi dimenticato in un quadro
nuovo.
È autunno, Signore
lo
sa la fiamma, ma non
il
fuoco che gioca con tutte
le
stelle e le rose addormentate
in
fondo al nostro giardino.
Anche
oggi ho passato il pomeriggio con Elisabetta a leggere il suo bellissimo
romanzo, ormai ci avviamo verso la fine e anche se so come va a finire, non
vedo l’ora di leggere il finale.
Sabato
2 ottobre del secondo anno senza Carnevale sta fermo su una panchina di fronte
alla chiesa di Santa Maria della Fontana, mentre questa Cronaca 573 gioca a
rincorrersi coi bassotti su e giù per il giardino.
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