Osservo e racconto del mare e delle sue onde, osservo e racconto della corrente del fiume. Solo qualche volta vado a passeggiare in riva al lago e osservo la calma superficie delle acque, la luce lattiginosa che sfida la nebbiolina, il sole nascosto dietro una coltre di nubi serrata e compatta. Sotto questo cielo il lago mormora a voce molto bassa le sue storie, storie di pescatori e isole, storie di fughe e giardini. Anche questi luoghi sono in noi come le lontananze e i naufragi marini, come i campi che il fiume disseta e le rive ombrose dove gli amanti si nascondono a riposare. Sulle rive del lago l’acqua arriva quasi addormentata e con la sua voce quieta invita anche noi al riposo. C’è qualcosa di ipnotico nei paesaggi lacustri, qualità del silenzio e della luce che nessun altro luogo del globo terracqueo possiede. Mentre il mare si espande vasto, molto oltre la linea dell’orizzonte, sappiamo che le onde portano ad altre onde, mentre le acque fluviali sfociano in un altro fiume o si lasciano inghiottire dal mare, il lago ha sempre una forma che possiamo percorrere sino a ritornare sui nostri passi. Per questo i filosofi amano questa forma dell’acqua più di tutte le altre, per questo mi avventuro in questi paesaggi dolci che, declivio dopo declivio, ci conducono a spiagge quasi invisibili, a pontili abbandonati, a ville che dormono sogni centenari. L’Italia è ricca di laghi, conosco bene e amo soprattutto quelli del Settentrione, il lago d’Orta e il lago Maggiore in particolare. Ho anche un amore profondo per il lago Lemano, svizzero-francese e ricco delle storie che ho raccontato nel mio secondo romanzo In giornate identiche a nuvole. Ma quante sono le storie che non ho ancora raccontato? Molte e molte di più, così questa sera mi impegno a stilare una lista di queste storie, dei personaggi, dei diversi silenzi e della diversa luce.
Quando la luce inizia
una storia nuova
Mi
immergo nel fiume
e
so che non sarò più
la
stessa. Mi bagno nel
mare
e ascolto il canto
dei
coralli nei fondali e
lascio
che il mito di
Odisseo
si presenti alla
mia
bocca e io ne sia
eco
e memoria. Mi
lascio
scivolare nelle
acque
placide del lago
e
alla mia voce rispondono
piccoli
pesci argentati che
vivono
vicino a riva. Nessuna
voce
mi cerca, tutti dormono
e
aspettano che sia la luce
a
decretare l’inizio della storia.
Chissà in quanto tempo potrò terminare il periplo di queste acque, chissà in quanto tempo la luce avrà filato luce, non per me sola ma per questa passeggiata. Continuo il mio cammino, non temo la strada, attraverso i giardini anche oggi martedì 19 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 590, col dorso argentato, che saetta in queste acque basse e addormentate.
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