Stare
seduta per ore, muovere solo le mani sulla tastiera, o una sola mano che corre
sul foglio. Alzare ogni tanto lo sguardo verso la finestra, vedere solo le
ombre degli alberi velati dalle tende. Le strade scorrono intorno alla casa
come fossero fiumi in piena e le persone navi senza più timone e solo gli
alberi isole verticali, possibili rifugi e difesa dai naufragi. Ma la casa non
sta ferma ad aspettare l’acqua che rompe gli argini, il fiume che sale, è la
casa a elevarsi per prima, svettare sopra le cime degli alberi e mettersi al
sicuro in cima al tetto. Neanche la pioggia si ferma sul tetto di tegole rosse
che appartengono a un’altra epoca, è la pioggia che gira intorno alla casa e
cerca di sbirciare all’interno e capire perché passo così tante ore seduta a un
tavolo e senza parlare.
Correre giù a
perdifiato dalla collina della mia immaginazione
È
con il legno di questa
scrivania
che converso per
la
maggior parte del tempo.
Sfioro
la superficie liscia e
cerco
i nodi del legno che
è
stato un albero e ora
riposa
in questa stanza.
Anche
noi! Anche noi! Mi
gridano
i libri, anche noi
siamo
stati negli alberi,
anche
noi eravamo alberi
e
pioggia, cielo non trattenuto
in
cima alla collina della tua
immaginazione
dove guardavamo
le
luci della città illuminarsi
sera
dopo sera e potevamo
correre
giù a perdifiato, alla
ricerca
di un altro luogo dove
ritornare.
Ma siamo rimasti
appesi
a quell’istante e dopo
e
il prima si sono mescolati
e
non distinguo più i tempi
e
ti chiamo, nome dopo nome,
per
non dimenticare.
Continuo
a scrivere senza parlare, ma poi ho letto a voce alta il romanzo di Elisabetta
e ho viaggiato nella sua immaginazione, un territorio vasto che conosco appena,
che voglio esplorare libro dopo libro.
Oggi è venerdì 8 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 579 solletica la scrivania, vuole scoprire se anche lei soffre il solletico.
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